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Via Suffragio senza auto: bella, ma per gli esercenti è un problema, e sul futuro della via come sede di concertini c’è scetticismo

Il primo giorno senza stalli di sosta e transito, parlano i negozianti, che temono l’arrivo della «movida» e vedono le esibizioni davanti alla bottega come come un danno agli affari

di Giorgio Lacchin

TRENTO. Fanno impressione il silenzio, le voci che rimbombano sotto i portici, la via larga che prima era strettissima per le macchine parcheggiate dappertutto. Fa impressione il senso di pace, riposo, tranquillità. Sarà il sole di questa mattina di metà luglio ma via Suffragio sembra un angolo di paradiso d’altri tempi.

Poi t’infili sotto i portici, ti scappa di guardare il soffitto e noti che è mezzo scrostato, l’intonaco in più punti è caduto scoprendo trame antiche di travi e travette. Abbassi gli occhi sconsolato ma non va meglio perché i muri sono diventati la lavagna dei cretini e la sporcizia è tanta. Le scritte con lo spray non hanno risparmiato neanche i bidoncini dei rifiuti, piazzati qua e là. Questa è via Suffragio.

Sarebbe bellissima - è bellissima, nonostante tutto - ma abbisogna di cure urgenti. Da ieri, intanto, ha cominciato a cambiare aspetto.

Le regole per i prossimi tre mesi sono chiare (si tratta appunto di un esperimento di questa durata): zero automobili perché è vietato parcheggiare; nella via si può transitare fino alle 17 ma da quell’ora e fino alle 24, nisba. Sosta e fermata, invece, mai. Proprio mai. Almeno da dove iniziano i portici e fino allo sbocco in via San Marco. Sosta e fermata sono consentite solo nel breve tratto prima dei portici, ma per 15 minuti al massimo. Patti chiari, amicizia... forse.

Regole chiare non vuol dire patti chiari e amicizia lunga: i residenti della via lo hanno detto esplicitamente al sindaco Ianeselli e all’assessore Stanchina nel corso di un incontro, organizzato, peraltro, a decisioni prese. Renald Tengu è in bilico tra due sentimenti contrapposti: «Come esercente dico che era ora; come residente - abito proprio qui, all’inizio della via - un po’ meno!».

Renald è il giovane titolare del pub «La vie en rose» che dispiega il plateatico all’imbocco della strada, ai suoi lati. «Vedere via Suffragio senza automobili è uno shock, ma ci si abitua. Ma perché dopo le 17 non si può transitare?».

Perché arriveranno i concertini, i mercatini dei libri, buttiamo lì. «Ma gli anziani come faranno? E chi torna dalle vacanze con le valigie?».

Eh già. Non è scioccato e neppure in bilico tra sentimenti contrapposti Franco Marzatico: fissa la via, gratta il mento, ci pensa un attimo e parte: «Un contesto libero dalle macchine è più attrattivo e vivibile», dice il responsabile della Soprintendenza per i beni culturali. «Il contesto è dato da via Suffragio, piazza Mostra, la vicina via San Martino. Il disegno di questa “cucitura” non è male», prosegue nel suo linguaggio da buon sovrintendente. «È stata fatta una scelta coraggiosa: ascoltare la voce dissenziente dei residenti sarebbe stato più facile. Si auspica, ora, che ai residenti vengano fornite alternative», per parcheggiare e via dicendo, intende ovviamente Marzatico.

I commercianti se ne vanno. Facciamo altri due passi e incontriamo Alexia Mosca Zecchinato dell’edicola omonima. Lei non sceglie i vocaboli come un sovrintendente: «Senza macchine la via è più bella e sembra molto più larga ma dovrebbero fare altri lavori: il soffitto dei portici fa schifo. Ci sono un sacco di negozi chiusi, i commercianti se ne vanno».

«Il soffitto dei portici è un vero problema», sospira Luca Paoli, uno dei duecento residenti. «Dieci anni fa è caduto un bel pezzo d’intonaco, abbiamo chiesto al Comune di venirci incontro per sistemarlo ma hanno risposto che non possono assolutamente perché il soffitto è nostro e non loro; proprietà dei condòmini che ci abitano sopra. E a norma di legge hanno ragione ma se ragioniamo così non si farà mai niente: non è che tutti abbiano i soldi per sostenere la spesa».

Adesso, poi, che il Comune complica loro la vita! «L’altro giorno ho partecipato all’assemblea dei residenti», riprende Paoli, «e la nostra richiesta al Comune è semplice: la possibilità di transitare nella via a qualsiasi ora e la possibilità di carico e scarico almeno fino alle 17. Perché d’accordo, senza macchine la via è bellissima ma dobbiamo pur sempre portare a casa la spesa. E un’altra cosa: vogliono trasformarla nella via dei concertini? Okay, ma la movida sia regolamentata. Mi sa tanto che questa roba l’hanno decisa per fare un piacere a esercenti e commercianti: e mi sta bene, ma riqualifichino la via».

Sarà la musica che gira intorno. Non tutti gli esercenti, peraltro, fanno festa. O almeno non fanno festa a prescindere. «Se per fare un concertino si piazzano davanti al mio locale non lavoro più», allarga le braccia Nicola Natale, titolare del Ristorante pizzeria Primavera. «Un conto è bersi una birra, e allora per quel momento puoi anche apprezzare il concertino; un altro il pranzo completo: provi lei a stare per tutto il tempo con la musica nelle orecchie. La gente apprezzerà la strada senza macchine ma è tutto da vedere che funzioni anche per noi. Vediamo cosa concederà il Comune, alla fine, sul fronte del carico e scarico della merce».

Trento impari da Bolzano. «Prima di regolare il transito delle automobili dovevano pulire i portici», mette il dito nella piaga Raluca Nechita del panificio Pulin. «Diciamo che questo è un inizio», concede, «ma vorrei di più. Guardi le scritte sui muri: ma si può?».

Eh no, non si può. «Qui è una vergogna in confronto ai portici di Bolzano», scrolla il capo. « Inutile mettere i fiori. Inutile abbellire un luogo sporco. La gente non viene in centro anche per questo. E per i parcheggi a 2,20 euro all’ora».

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