Giustizia / La sentenza

Coltiva cannabis per fare biscotti, assolto insieme al socio della startup

Le analisi di laboratorio hanno confermato che le piante sequestrate avevano un principio attivo tra 0,1% e 0,6%: come indicato dalle sezioni unite della Cassazione, se non viene superato il principio attivo di 0,6% non c'è rilievo penale

di Marica Viganò

TRENTO. Per le ottanta piante di cannabis che tenevano in un capannone di Trento nord due soci sono finiti nei guai, accusati di coltivazione illecita e di spaccio di sostanze stupefacenti. Ma c'è "erba" ed "erba": le piante in questione erano del tipo cannabis sativa, che ha un principio attivo molto basso ed è conosciuta anche come "cannabis medica" o "cannabis light" per l'utilizzo come antidolorifico e per lenire i sintomi di gravi patologie. Nulla a che vedere con la droga e con lo spaccio: in abbreviato sono stati assolti entrambi gli imputati, ai quali però è rimasto l'amaro in bocca per uno sogno imprenditoriale che si è concluso sul nascere.


A seguito del controllo dei carabinieri di Trento e del successivo intervento dei carabinieri forestali di Verona era scattato il sequestro della piantagione; da quel momento la startup creata dai due amici trentini ha subìto uno stop forzato, che si è poi tramutato nello scioglimento della società. Era l'aprile 2020, in pieno lockdown, quando alcuni vicini avevano segnalato musica alta provenire dal capannone. Forse era in corso una festa abusiva? Non era così: i carabinieri hanno trovato uno dei due soci che, con lo stereo acceso come compagnia, stava curando le piante. Il giovane, spiegando la tipologia della coltivazione (cannabis sativa, con principio attivo di 0,6%), ha consegnando anche due barattoli contenenti 67 grammi di cannabis "classica" (con principio attivo del 20%) mista a quella "light".

Il miscuglio, come ha specificato, era destinato ad un laboratorio per verificare il tasso di Thc, ossia la quantità di sostanza da detenere senza commettere illecito. Come rilevato nelle memorie difensive, il giovane stava sperimentando il mix giusto di sostanza da inserire nei biscotti e nelle tisane per curare l'insonnia, il mal di testa, l'ansia e lo stress, patologie riconosciute da un neurologo. Il giovane è titolare di un brevetto, ha evidenziato il suo difensore, l'avvocato Mario Giuliano: la modica quantità di cannabis detenuta era per uso personale e non "ricreativo".

Inoltre era palese che non si trattasse di una coltivazione clandestina, dato che l'attività era espressamente indicata nell'oggetto sociale dell'impresa. Il pubblico ministero ha chiesto fino a 5 anni di reclusione e una maxi multa di 18mila euro per il primo imputato e due anni e 8 mesi per l'amico. Il giudice Enrico Borrelli, accogliendo la tesi della difesa, ha assolto entrambi i soci. Le analisi di laboratorio, del resto, avevano confermato che le piante sequestrate avevano un principio attivo tra 0,1% e 0,6%: come indicato dalle sezioni unite della Cassazione, se non viene superato il principio attivo di 0,6% non c'è rilievo penale.

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