Covid / La ripresa

Martedì riaprono tutti i negozi. I commercianti: “Non ci aspettiamo le folle”

Dopo tre settimane in zona rossa rialza le serrande anche il settore dell’abbigliamento. La categoria è frastornata e chiede interventi sui canoni d’affitto

FOTO La protesta dei commercianti
IL VIDEO "Fateci riaprire"

di Franco Gottardi

TRENTO. Pasqua di resurrezione per i negozi di abbigliamento e per tutti quei generi di merce finiti nelle ultime settimane sotto la scure del lockdown da zona rossa. Da martedì, 6 aprile, le serrande tornano ad alzarsi e la gente con l'arrivo della zona arancione avrà una maggiore libertà di movimento.

«C'è una certa voglia di acquistare ma non mi aspetto certo le folle, credo che l'abitudine a tornare a frequentare i negozi tornerà un po' alla volta» dice Gianni Gravante, presidente di federModa Trentino. Quando il 15 marzo la provincia era ripiombata in zona rossa era stata una mazzata soprattutto per quei negozianti che avevano appena fatto scorte di vestiti di stagione che ora rischiano di rimanere in magazzino. «Il problema è che al giorno d'oggi non è che si può tenere un capo e riproporlo l'anno dopo, non si vende più» spiega Gravante. È perciò probabile che alla riapertura la merce sia messa in vendita a prezzi interessanti, anche se non proprio da saldo.

A Trento a la protesta degli esercenti: «Fateci riaprire»

Organizzata con una passa parola social, ha preso il via questa mattina a Trento una manifestazione di protesta di esercenti, commercianti, parrucchieri e di tutte quelle categorie colpite dalla pandemia. Chiedono a gran voce la riapertura delle proprie attività

«È un momento molto difficile - riassume il presidente di Federmoda - e i commercianti hanno bisogno di recuperare un po' di fatturato. Anche perché si è venduto a prezzi di saldo praticamente per tutto il 2020. Penso perciò che si cercherà un equilibrio tra la necessità di vendere quello che è rimasto accumulato ma garantirsi anche un po' di incassi per sopravvivere».

Anche perché, nota dolente che riguarda soprattutto il centro storico di Trento, se le entrate per chi sta in prima linea e lavora sul campo si sono congelate nulla è cambiato invece per coloro che ai negozianti chiedono mensilmente affitti da favola e che salvo,qualche rara eccezione non fanno sconti neanche in pandemia.

«Questo è un problema enorme - conferma Gravante - perché a Trento ci sono livelli di affitto pazzeschi. Noi anche a livello nazionale abbiamo chiesto che il costo della pandemia potesse essere spalmato anche sulle immobiliari che ci chiedono cifre enormi. Purtroppo non c'è stato un provvedimento che li obbligasse a ridurre gli affitti e non esagero a dire che qualcuno dovrà chiudere perché sono un peso enorme nella gestione di un'azienda».Da martedì la categoria dovrà comunque pensare positivo e guardare avanti. Anche se di vera ripresa si potrà parlare solo quando riprenderà il turismo. «Coi trentini da soli non riusciamo a recuperare. Per una vera ripresa attendiamo con ansia i visitatori da fuori regione».

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La protesta dei commercianti

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Un segnale di positività in un clima che non è certo dei migliori cerca di darlo il Consorzio Trento Iniziative, che impossibilitato a organizzare eventi in presenza per attirare la gente in centro storico punta sulla simbologia e sulla comunicazione lanciando la campagna "Cuori in Trentino".

«Dal 26 aprile al 2 maggio vorremmo donare ai cittadini della nostra città emozioni positive, calore umano, vicinanza, voglia di rivivere il commercio nel negozio di vicinato, il valore della solidarietà.. il tutto racchiuso in un semplice ma efficace elemento: il cuore» si legge nel sito del consorzio. Non sarà un festival con calendario degli eventi ma più che altro una campagna informativa e sociale, il tentativo di lanciare un segnale di positività e richiamare la gente al valore del contatto umano, anche negli acquisti.

«Lo spirito in questo momento non è dei migliori - confessa il presidente del consorzio Enrico Faes, uno che di carattere sarebbe vulcanico e pieno di entusiasmo - e c'è anche tra i commercianti un po' di confusione. nelle ultime settimane si sono visti negozianti costretti a chiudere mentre il vicino aveva la fila fuori. Non sono situazioni facili da capire e da digerire».

Il Cti comunque non alza bandiera bianca ma proprio nel momento di difficoltà rilancia aprendo una sede nel quartiere delle Albere, uno spazio dove i commercianti potranno parlare, confrontarsi e progettarem il futuro. L'ufficio è in allestimento e aprirà dove in passato erano stati allestiti il centro Lubich per il centenario e quello per l'adunata degli alpini.

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