Discarica di Ischia Podetti al collasso, il Comune di Trento: "La soluzione non è ingrandirla, ora serve un impianto moderno"

di Domenico Sartori

TRENTO - Com'è stato possibile scoprire in "zona Cesarini" che la discarica provinciale di Ischia Podetti è in emergenza e che entro l'autunno sarà esaurita, come ha evidenziato l'inchiesta de l'Adige? «La situazione è un po' più difficile del previsto. Ma chiedo: possiamo andare avanti altri 9-10 anni? A me sembra un po' strano. Da assessore alla transizione ecologica» risponde l'ingegner Ezio Facchin «pensare a una discarica ancora più grande mi sembra un non senso».

Facchin aggiunge: «Trovo fuori luogo che si parli di inceneritore: nessuno ne ha parlato! Si deve prendere atto che c'è una situazione difficile, incartata anche per il tipo di utilizzazione della discarica».Il riferimento dell'assessore è ad alcuni elementi oggettivi: «Non sono più stati esportati i fanghi e c'è la riduzione del conferimento di residuo all'impianto di Bolzano, da 15 mila a 11 mila tonnellate».

Detto questo, secondo Facchin si pone e pone la questione di fondo: «Da ultimo arrivato mi chiedo: è possibile che la società trentina possa gestire il suo futuro ancora con le discariche? E che non si ponga il problema di affrontare il tema in altro modo? Da qui si parte, per chiederci: abbiamo una prospettiva? Va studiata, questa prospettiva. Di più, ora non si può dire».

Quale potrebbe essere la risposta a breve termine? «La continuazione dell'attività attuale. Ma il problema» ripete Facchin «è di prospettiva. Noi dobbiamo pensare a cosa può succedere fra tre, quattro, cinque anni, in modo tale da arrivare pronti. Altrove, il prodotto rifiuto viene riciclato e rilavorato per produrre energia, un valore aggiunto: perché qui non si dovrebbe fare? E perché dovremmo contribuire a far correre migliaia e migliaia di Tir a trasportare rifiuti in Italia e in Europa e aumentare la CO2 dappertutto? L'obiettivo è l'economia circolare. Quindi: non parliamo ora di soluzioni, ma di obiettivi sì. Dobbiamo trovare un approccio scientificamente convincente e, in prima battuta, avere il consenso dell'opinione pubblica e del consiglio comunale sul concetto di economia circolare. Su questo serve il consenso, non sulla tipologia dell'impianto».

Il sindaco Franco Ianeselli aggiunge: «Oggi, ci sono delle possibilità tecnologiche diverse, rispetto a quindici anni fa, quando si discusse del termovalorizzatore. Alla Provincia abbiamo detto: la soluzione più semplice, fare nuovi catini a Ischia Podetti, non è responsabile. Tra nove anni saremmo al punto di partenza. E poi c'è il rapporto con Bolzano. C'è il tema del nuovo impianto per il trattamento dei tessili sanitari... ».

Se ne parla da dieci anni, sindaco. «Sì, ma non è stato fatto. Non polemizzo: ma non lo deve fare il Comune. Le mancante scelte di una parte (la Provincia, ndr) non devono produrre i fatto che c'è un soggetto, il Comune di Trento, che deve poi prendersi i rifiuti. No, così non va. Si parla di altro, di idrogeno: questo mi pare un atteggiamento più costruttivo».Quanto alla localizzazione dell'eventuale nuove impianto di trattamento per chiudere il ciclo dei rifiuti: «Non è in centro città. Ma non è che Trento non si accorga che la discarica di Ischia Podetti c'è» dice il sindaco «L'impatto è notevole. Ripeto: si possono fare delle scelte complesse, ma per avere un punto di uscita. Se no, è solo guadagnare tempo. Il vicepresidente della Provincia, Tonina, ci ha assicurato che non ci saranno forzature di sorta. E Tonina è persona di parola. Anche se non ci fossero i finanziamenti del Recovery Fund, il problema va risolto». L'assessore Facchin chiarisce l'approccio: «Certi cicli vanno chiusi in un perimetro fisico di 60-80 km. Se si chiudono in un perimetro più amplio, scattano dei costi climatici che sono ancora maggiori. Il ragionamento sul rendimento del processo non va fatto. Va fatto prima un ragionamento sul rendimento climatico». 

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