Effetto Covid, crollo dei rifiuti Ma cresce la differenziata

di Chiara Zomer

Sempre meno rifiuti e sempre più differenziati. È questa la fotografia che emerge, sbirciando in bidoncini, mastelle, isole ecologiche e sacchetti Tares dei cittadini di Trento. I numeri sono numeri, dipende sempre da che parte si guardano. Ma i numeri del 2020 due cose le dicono con una certa sicurezza: che il Covid si è abbattuto anche sul fronte immondizia, perché la quantità di rifiuti si è ridotta in modo sensibile, confermando comunque un trend che già era iniziato negli ultimi anni. 
E poi che la raccolta differenziata è ormai una realtà più che consolidata, in cui si riesce comunque a migliorare gli indici: è stato mandato al recupero, nell'anno appena concluso, l'83,06% dei rifiuti, con un aumento netto rispetto al 2019 (ci si era fermati su un pur buon 81,59%).

Una montagna di immondizia.

Quanta ne produciamo? Sempre più di quello che pensiamo: nel 2020 siamo arrivati a 52.721 tonnellate il che significa circa 400 chili all'anno a testa. Ovvio che, in un mondo ci si augura sempre più sostenibile, la vera frontiera sia quella di ridurre l'entità complessiva. E il trend è cominciato da tempo, grazie anche al crescere di una cultura più attenta ai temi ambientali: già nel 2019, rispetto all'anno precedente, si era vista una riduzione dello 0,43% dei rifiuti conferiti a vario titolo. Nel 2020, la riduzione è decisamente più marcata, ampiamente sopra il 3%: si è passati da 54.720 tonnellate a 52.721.

Ovvio che se dal punto di vista ambientale è una buona notizia, dall'altra è chiaro che si tratta di un valore drogato dal contesto: l'emergenza pandemia - con il crollo delle presenze turistiche - ha influito anche su questo dato. Basti guardare, prendendone uno per tutti, il valore del rifiuto organico, che è fortemente dipendente dalle presenze turistiche: a fine anno risulteranno prodotte circa mille tonnellate in meno. 

Raccolta differenziata.

Qui non c'entra il Covid. Si migliora ogni anno, un po' per l'organizzazione del servizio, un po' per l'attenzione che i cittadini mettono sulla gestione dei propri rifiuti. A dicembre si è mandato a recupero l'80,45% dei rifiuti, mentre la media dell'anno è decisamente superiore: 83,06%. Questo dipende anche da un dato tecnico: fino all'anno scorso gli ingombranti venivano conteggiati tra i rifiuti non riciclati. Ma ora molta parte di quegli oggetti scartati vengono lavorati, e si è riusciti a ricavare materiale, che quindi viene mandato al recupero: sono quasi mille (per la precisione 995,2) le tonnellate di materiale riimmesso nel ciclo produttivo, partendo proprio dagli ingombranti. 

Tipologia dei rifiuti.

Ma alla fine cosa buttiamo via? Su tutto, rifiuto organico. Sono gli scarti di cibo quelli che di sicuro abbondano, pressoché in ogni casa (per non parlare di ristoranti e alberghi, quando hanno la grazia di poter lavorare). E ne buttiamo tanto davvero: tra 1000 e 1.100 tonnellate al mese, nel 2020 appena concluso. E quest'anno manca di fatto l'impatto del turismo. Impatto per altro facilmente misurabile: a gennaio (quando Covid era ancora solo un problema della lontana Cina) in città abbiamo prodotto 1.253 tonnellate di rifiuto organico (dato per altro già in sensibile calo, rispetto al 2919). Il crollo vero è stato da aprile in poi, quando si sono chiuse le frontiere e pure le case. La gente durante il lockdown avrà pure impastato pane e pizza con grande impegno, ma non al punto da compensare l'attività degli alberghi e dei ristoranti. Da qui si spiegano quelle 832 tonnellate in meno fino a novembre.

Il secondo rifiuto più buttato è la carta (a novembre eravamo a quota 7.675 tonnellate) e poi il vetro, dove c'è l'unica inversione di tendenza: aumenta, anziché diminuire, segno forse anche di una coscienza ambientale più sviluppata (fino a novembre sono state raccolte 4.491 tonnellate, nello stesso periodo dell'anno precedente eravamo a 4.367). Calano, infine, gli imballaggi leggeri. Il risultato finale è incoraggiante: un po' perché cresce la differenziata, un po' perché cala l'immondizia, a fine novembre 2020 era stato mandato in discarica il 10 % in meno di rifiuti, rispetto allo stesso periodo dell'ano precedente. 

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