Anche ora in Bondone grazie al wellness l'albergo si riempie

di Franco Gottardi

Camere esaurite nel fine settimana con qualche prenotazione già da venerdì e fino a lunedì. È una piccola soddisfazione per Alberto Barbieri e la sua famiglia di albergatori del Bondone, un piccolo riconoscimento al coraggio di riaprire l'Hotel Montana nonostante le piste ancora chiuse e il turismo bloccato; un turismo penalizzato dall'impossibilità di spostarsi da una regione all'altra e orfano degli sciatori cechi e polacchi, che di solito affollavano la montagna trentina per le loro settimane bianche.

«Intendiamoci, la decisione di riaprire è solo stata un moto di orgoglio, un tentativo di tenere alta la bandiera del Bondone in una situazione così difficile; una scelta sociale, non certo economica. Speriamo solo di non rimetterci troppo» precisa Barbieri.

L'albergo, uno dei due gestiti dalla famiglia a Vason, era desolatamente chiuso dallo scorso settembre. Duecento posti letto desolatamente vuoti e una squadra di dipendenti a casa in cassa integrazione. Ora la ripartenza, nonostante gli impianti di risalita chiusi, con una novantina di posti disponibili per rispettare all'interno le norme di distanziamento e cautela. I dipendenti sono in cassa integrazione part time, tre giorni al lavoro e quattro a riposo, ma durante la settimana non si vede l'ombra di un ospite. Da venerdì però finalmente si cambia musica e il piccolo boom di prenotazioni ha una spiegazione: si tratta perlopiù di coppie o famiglie trentine attirate dalla possibilità di abbinare la notte in albergo con l'accesso libero a saune e zona wellness, ambienti e attività ormai chiuse da mesi in città. Poi ci sono appassionati di sci alpinismo, o semplicemente ospiti che per un paio di giorni vogliono sentirsi in vacanza e godere delle bellezze in un ambiente silenzioso e candido.

«Del resto chi l'ha detto che per qualche giorno di vacanza bisogna farsi per forza almeno 200 chilometri?» Barbieri in questi giorni pensa giocoforza anche a scenari alternativi allo sci di massa, ad attività di nicchia che nonostante tutto possano attirare la gente in montagna. «Se non fosse per la brevità dei soggiorni offrire dei pacchetti con corsi di sci di fondo o di sci alpinismo è una cosa a cui stiamo già pensando, ma si può pensare anche ad escursioni tematiche alla ricerca delle tracce degli animali all'interno della natura. Per il momento sono attività marginali ma a volte lo spirito di emulazione porta a successi inaspettati» dice Barbieri.

Per i corsi di sci alpinismo il Montana è in contatto coi giovani gestori del Cristallo, maestri di sci e titolari di un'attività di noleggio attrezzature, bar e negozio di souvenir e articoli sportivi affacciati sulla piazzetta di Vason. Loro sono ostinatamente aperti già da settimane, nonostante la desolante assenza di clienti. Le uniche attrezzature richieste, quasi esclusivamente nei fine settimana, sono le poche paia di sci alpinismo disponibili e da poco hanno ingaggiato una guida alpina per gite e lezioni di gruppo. «Ovviamente non c'è alcuna possibilità di sostenere un'attività imprenditoriale in queste condizioni - spiega Davide Boschi, che con Pietro Borgogno gestisce il Cristallo - ma stare aperti significa dare almeno un servizio alla gente, un posto caldo dove prendere un caffè. Finché riusciamo teniamo duro, con il cuore addolorato per tutti i collaboratori che sono costretti a casa, i maestri della scuola di sci, l'addetta del negozio, tutti senza stipendio.»

I locali di Vason finora in questo inverno disgraziato hanno lavoricchiato a turno offrendo almeno cibo da asporto per le seconde case e una bibita o un tè caldo da consumare all'esterno fino alla scorsa settimana. «Adesso che siamo tornati zona gialla almeno possiamo servire i clienti anche all'interno dando loro un po' di sollievo» fa notare Paolo Prada, bar affacciato sulle piste vuote. Da presidente del consorzio degli operatori del Bondone Prada loda gli sforzi dei colleghi, albergatori e noleggiatori, che tengono duro nonostante tutto. In attesa della riapertura dopo metà febbraio, sperando che non si riveli l'ennesimo miraggio: «Chiediamo solo al governo un maggiore tempismo, che ci dica chiaramente se gli impianti e il turismo riaprono almeno cinque giorni prima, per evitare, come successo l'ultima volta, che la gente si prepari a riaprire, affrontando spese che poi si rivelano soldi buttati». F

comments powered by Disqus