Mattarello, dopo 37 anni lascia Franco De Iasio stimato medico di base

Da ieri, mercoledì 30 settembre, il dottor Franco De Iasio ha cessato l'attività di medico convenzionato per la medicina generale a Mattarello.

Uomo schivo, riservato e dal tratto austero, lascia tra il generale apprezzamento per la competenza e l'umanità che ha profuso nel suo servizio come medico di base che ha saputo curare i corpi, intervenendo in ambulatorio anche con medicazioni per fronteggiare le piccole emergenze, ma anche rassicurando lo spirito che i pazienti nelle circostanze meno liete della vita gli aprivano davanti.

Lascia accompagnato anche da un primato tra i medici che si sono succeduti a Mattarello, perché ha esercitato la professione ininterrottamente per ben trentasette anni. Nativo di Rovereto, classe 1954, laureato in Medicina e Chirurgia a Padova nel 1980, dopo aver prestato servizio di tirocinio ospedaliero, guardia medica e sostituzioni di medici di base, è approdato in paese nel 1983 e qui ha stabilito la sua residenza. Mattarello contava allora circa tremilatrecento persone, poco più della metà degli abitanti attuali che si aggirano attorno alle seimiladuecento unità.

Gli ambulatori erano ubicati all'interno del centro civico nella palazzina che ora ospita il Centro diurno per Anziani «Sempreverde», ufficialmente inaugurato nel 1994.

Il dottor De Iasio condivideva lo studio con altri due colleghi; oggi a Mattarello prestano servizio in cinque più la pediatra, e dagli anni Novanta hanno tutti i loro ambulatori al secondo piano del San Vigilio. Fino al 1977 un solo condotto, il dottor Adolfo Endrizzi (1907-1984), aveva seguito le comunità di Mattarello, Romagnano e Valsorda, poi, via via, la riorganizzazione della medicina di base ha portato ad una presenza più capillare dei medici sul territorio.

«In questi trentasette anni - dice - si è assistito ad un cambiamento sostanziale del paese, e non solo per questioni di espansione urbanistica. Precedentemente gli abitanti erano per la maggior parte originari del luogo, anche da più generazioni, in seguito vi è stata immigrazione da altre zone del Trentino e dell'Italia e da paesi stranieri e così Mattarello ha progressivamente perso molto della sua identità culturale, lasciando forse solo alla storica Sagra dei Santi Anzoi di rappresentare il legame con il passato».
Com'è cambiato il rapporto medico-paziente?
«Di pari passo, nel vortice dei cambiamenti sociali e culturali più generali, è mutato anche il rapporto medico-paziente: i vecchi paesani si rivolgevano con il classico "siór dotór", oggi è facile imbattersi anche in chi ti dà subito del "tu", specie fra i giovani. Il paziente ha poi più consapevolezza delle malattie e dei mezzi diagnostici e terapeutici, cosicché è diventato più attento ed esigente. L'informatizzazione infine ha segnato un altro notevole cambiamento nel lavoro e, paradossalmente, ha anche acuito la burocrazia».
Consiglierebbe ad un giovane di intraprendere il corso di laurea in Medicina?
«Consiglierei sicuramente la mia professione, che ti dà la possibilità di strutturarti culturalmente, e che, tutto sommato, esercita ancora una certa attrazione nella popolazione, anche in seguito a quanto di significativo si è assistito negli ultimi mesi a causa del Covid-19».
Di questi anni ricorda qualche aneddoto particolare?
«Dietro la scrivania in ambulatorio, qualche volta, c'è anche l'occasione per sorridere, come quando, di recente, una mia paziente, parlando del marito, ha affermato essere affetto da Morbo di Pakistan (storpiando evidentemente il Morbo di Parkinson) o come quando un altro si lamentava della "batticardia", creando un divertente neologismo con le parole batticuore più tachicardia».

Il dottor Franco De Iasio si mette a risposo e si congeda non prima di aver ringraziato «tutti i pazienti per la fiducia che gli hanno accordato in tutti questi anni».

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