Sorpreso con la droga nell'armadio

È costato un patteggiamento a un anno e 8 mesi di reclusione ad un uomo di 32 anni di Trento chiamare la polizia dopo una lite con la fidanzata che minacciava gesti autolesionistici.

Quando gli agenti sono intervenuti hanno notato che la ragazza era molto agitata, forse alterata dall’assunzione di sostanze stupefacenti. La successiva perquisizione nell’abitazione del ragazzo ha portato al ritrovamento di 1,3 kg di marijuana e 1,30 grammi di cocaina.

Il fatto è accaduto venerdì pomeriggio in centro a Trento. La chiamata alla centrale 112 è arrivata verso le 14 e 50. Dall’altro capo del filo un uomo, preoccupato per il comportamento della sua fidanzata. Sul posto sono intervenuti gli agenti della Volante che non hanno potuto fare a meno di insospettirsi per il comportamento dei due giovani. Un controllo sommario dell’appartamento ha portato al rinvenimento e al sequestro di 300 grammi di marijuana nascosta in un armadio. In considerazione del ritrovamento della sostanza stupefacente e grazie anche all’aiuto degli investigatori della squadra mobile gli agenti hanno effettuato una perquisizione dell’abitazione dell’uomo e a quel punto è saltato fuori un altro chilogrammo di marijunana e 1,30 grammi di cocaina, in varie parti dell’appartamento. Oltre alla droga c’erano anche alcuni attrezzi utilizzati solitamente per il confezionamento della sostanza stupefacente.

Vista la quantità di sostanza e degli elementi raccolti l’uomo è stato tratto in arresto con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti.

Sabato mattina è comparso davanti ai giudice e ha scelto di patteggiare.
Deve scontare 1 anno e 8 mesi di reclusione, ma essendo incensurato e non avendo mai avuto alcun guaio con la giustizia, è stato rilasciato. Un processo sofferto, quello che si è stato celebrato ieri.

L’uomo è parso provato durante l’udienza ed è più volte scoppiato in lacrime. Vista la quantità di droga, però, la difesa, sostenuta dall’avvocato Alberto Cunaccia, non poteva certo sostenere la tesi della detenzione per uso personale e nemmeno dire che la droga che era nell’appartamento del suo assistito apparteneva a qualcun altro. L’alloggio dove il soggetto abita è sì condiviso con uno studente ma in questi mesi quest’ultimo non c’è e dunque l'arrestato aveva piena disponibilità della casa. All’uomo non è dunque rimasto altro da fare che incassare il colpo della pena inferta dal giudice.

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