La banda di spacciatori minorenni «Fallimentare la prevenzione, soggetti fuori controllo anche delle loro famiglie»

Avevano suddiviso Trento in piazze di spaccio e comunicavano sui social network con i loro clienti, alcuni dei quali, quando non potevano pagare il debito, sono stati anche malmenati. Non si tratta di criminali adulti ma di otto minorenni, tutti nati a Trento e dintorni, la maggior parte dei quali noti al Tribunale dei minori di Trento, per precedenti episodi. Secondo gli inquirenti avevano costituito una banda ben organizzata dedita allo spaccio di hashish e marijuana (di cocaina parlano in alcune conversazioni ma non è stata trovata) e il loro punto di ritrovo, il parco di Canova, nella zona nord della città, era diventato il loro ritrovo ma anche il loro simbolo, tanto che tra loro e i loro clienti, una ventina e per la maggior parte minori, era nota l’espressione «Canova regna».

All’alba di questa mattina la Polizia di Stato, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Trento, ha eseguito le misure cautelari: quattro degli indagati, tutti minori di diciotto anni oppure appena maggiorenni, sono in una comunità fuori regione e altri quattro hanno l’obbligo di permanenza in casa.

«L’intervento preventivo è stato fallimentare su quasi tutti. Sono noti agli uffici giudiziari minorili perché da tempo sono oggetto di assistenza», commenta amaro il procuratore reggente del Tribunale dei minori di Trento, Alessandro Clemente, in merito all’indagine che ha portato all’arresto di otto minorenni per spaccio di marijuana e hashish. Il procuratore spiega che alcune delle famiglie dei giovani coinvolti hanno una realtà complicata, ma ci sono anche famiglie normali, i cui figli, però, erano «fuori controllo».

Tutti sono iscritti a scuola ma con «importanza marginale», è il commento degli inquirenti. I minorenni, inoltre, reinvestivano i soldi guadagnati in parte per acquistare altri stupefacenti, da rivendere poi a Canova e Roncafort (Trento nord) e anche a Ravina e Aldeno (Trento sud), e in parte per fare acquisti. Gli inquirenti sono stati anche contattati dal dirigente di un istituto scolastico perché una ragazza si era sentita male dopo aver assunto sostanze acquistate dalla banda.

I minorenni, ha detto il questore di Trento, Claudio Cracovia, «a questa età dovrebbero fare ben altro ma hanno dimostrato capacità organizzativa e solidarietà criminale tra i responsabili delle varie zone che è scoraggiante. Oserei direi raccapricciante. Inoltre la domanda di droga viene da clienti minorenni e questo suscita altri interrogativi. Bisogna rinnovare i format educativi e chiamare in aiuto le grandi agenzie educative».

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