La lenta ripartenza dei matrimoni: vietato lanciare il bouquet

di Sergio Damiani

I matrimoni - almeno quelli “grassi e grossi” per numero di invitati, buffet faraonico e balli scatenati dopo il taglio della torta - sono tra le tante vittime collaterali del Covid 19. Di fatto vietati nei mesi più critici della pandemia - quando chi desiderava convolare a nozze doveva accontentarsi di una cerimonia anticontagio, presenti solo gli sposi e i due testimoni - ora anche i matrimoni sono in lenta ripartenza.

Lo confermano i numeri del Comune di Trento: nel mese di maggio sono già stati celebrati 8 matrimoni civili e altri 2 sono in calendario (nel 2019 nello stesso mese erano stati 21). A giugno si sono prenotate 9 coppie ma altre arriveranno (nel 2019 erano state 30), mentre per luglio sono in calendario 15 matrimoni (l’anno precedente erano stati 31). «Naturalmente - sottolinea il dirigente dei Servizi demografici Fabrizio Paternoster - anche per i matrimoni valgono le prescrizioni anti Covid: rispetto del distanziamento sociale, mascherina e niente assembramenti». Insomma il lancio del bouquet davanti al municipio o sul sagrato della chiesa va rinviato a tempi migliori.

Per i matrimoni con cerimonia religiosa la Curia ha diffuso le nuove linee guida per i parroci: dal 18 maggio è possibile celebrare matrimoni, osservando le prescrizioni stabilite nel protocollo Cei - Governo.

In aggiunta, «al momento della liturgia del matrimonio il sacerdote eviti di avvicinarsi agli sposi; si ometta la comunione al calice per gli sposi, mentre la comunione dell’ostia consacrata avviene con le modalità previste dal protocollo per le normali Messe: prete con guanti e mascherina appoggia pane eucaristico sul palmo della mano». Inoltre, «coloro che firmano il registro dei matrimoni indossino guanti monouso e utilizzino penne igienizzate».
Infine la Curia raccomanda «niente assembramenti all’uscita della chiesa».

Le precauzioni sanitarie per gli sposi non finiscono con la firma dei registri e lo scambio degli anelli. Il ristorante dove l’allegra comitiva andrà a festeggiare le nozze post-Covid deve rispettare le prescrizioni della Fase 2, cioè tutti a un metro di distanza. Tutto ciò non scoraggia ristoratori e aspiranti sposi. Al ?Prime Rose? di Levico, specializzato in feste di matrimonio ed eventi, stanno già arrivando prenotazioni per i prossimi giorni: «Ripartiamo da un matrimonio piccolo - racconta la titolare, Emanuela Bettucchi - ma per noi molto significativo perché ha il sapore della ripartenza: solo 5 invitati per domenica prossima». Per un matrimonio classico con schiere di invitati si passa al primo di agosto con 180 ospiti.

Come garantire le distanze? «Disponiamo di spazi molto ampi - spiega Bettucchi - che ci permettono di rispettare le norme sul distanziamento sociale: in giardino possiamo ospitare fino a 120 persone e poi ci sono le due sale del ristorante che con la nuova normativa possono arrivare a 80 e a 120 invitati. Sul fronte della ristorazione abbiamo le linee guida e le rispettiamo con scrupolo. Mancano però le indicazioni per il dopo pranzo. Abbiamo bisogno di sapere cosa si può fare e cosa no. Molti aspiranti sposi attendono queste risposte prima di decidere quale sarà uno dei giorni più belli della loro vita». C’è da scommettere che se le danze saranno ammesse si dovrà indossare la mascherina e rispettare le distanze, come nei balli medioevali.

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