Cimirlo e Bindesi: troppi "furbetti del sentierino"

di Paolo Giacomoni

Al netto di preoccupazione e paura, la situazione in collina appare abbastanza tranquilla e rispettosa dei divieti almeno per quanto riguarda i centri di Povo e Villazzano. I tre negozi di alimentari aperti (Povo e Sprè della Famiglia Cooperativa, Villazzano del Conad), le due farmacie, le due edicole e i due sportelli della Cassa di Trento, registrano un afflusso regolare con l’utenza disciplinata, distanziata e in molti casi munita di guanti e mascherine. Diverso il discorso per le zone più periferiche che, come viene segnalato giornalmente sui social, registrano un afflusso di «passeggiatori», ciclisti e runners spesso improbabili, assolutamente incompatibile con le normative emanate per contrastare il Covid-19. Stiamo parlando di strade, sentieri e frazioni che in tempi normali sono sempre state mete privilegiate proprio per queste attività.

Ci siamo pesi la briga di girare (ovviamente muniti di autocertificazione e tesserino di riconoscimento), per verificare se i numerosissimi «rumors» sui social siano inutili allarmismi o corrispondessero in qualche modo alla realtà. Ebbene, innanzitutto in tre giorni da San Rocco al passo Cimirlo, dalla Grotta ad Oltrecastello, non abbiamo trovato nessun controllo, nessuna pattuglia di polizia, carabinieri, polizia municipale, guardia forestale che con la loro presenza potessero almeno costituire un deterrente alle «fughe» ingiustificate dal domicilio. Sono stati invece molti gli avvistamenti di «fenomeni» in mountain bike, di corsa con tutina attillata, in coppia con zaino e bastoncini da trekking o con cane al guinzaglio a qualche chilometro da casa, tutti evidentemente indifferenti a regole e buonsenso. Questo nei giorni feriali; da quanto però ci hanno confermato i residenti è stato domenica scorsa il «clou» dell’afflusso con interi gruppi che passeggiavano o pedalavano tranquillamente nelle varie zone collinari: «... ci si conosce un po’ tutti da queste parti - ci dicono i locali - e sicuramente molti degli “escursionisti” non erano esattamente residenti sul territorio».

Le zone più frequentate a quanto pare sono le solite: Cimirlo, Celva, Maranza, Doss Sant’Agata, Bindesi, Dosso di San Rocco e la miriade di sentieri e strade forestali alle pendici della Marzola. Certo in questa situazione non aiutano le norme (sia statali che provinciali), abbastanza «fumose» e di difficile interpretazione; termini come «prossimità delle proprie abitazioni» (quanto distante?) e «tempo limitato e adeguato alle proprie necessità», contribuiscono poco a fare chiarezza e contrastare adeguatamente i trasgressori. Chiarire la normativa dunque, ma anche prevedere sanzioni più severe per chi non ha ancora compreso bene la situazione. Condizioni inevitabili affinché questa preoccupante situazione di segregazione e paura possa concludersi prima, per tutti.

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