I ciclisti nel Bus de Vela: "Non siamo dei kamikaze, quanto odio c'è sul web!"

«Non ci sono divieti e siamo scesi adottando le massime cautele: dovevamo andare a Rovereto e sarebbe stato impensabile salire da Cadine a Candriai».
Dopo lo scalpore destato - soprattutto sui social - dalla notizia dei due ciclisti notati da un automobilista all’interno della galleria di Montevideo, si è fatto vivo uno dei due protagonisti dell’episodio.
«Mi chiamo Gianluca, ho 20 anni e abito a Cadine. Il 19 febbraio é stato pubblicato un articolo sul vostro giornale, riguardante due ciclisti “kamikaze” che scendevano dal Bus de Vela verso Trento. Assieme al mio amico volevamo dirigerci a Rovereto e risalire da Ca’ verso Candriai per fare poi rientro a casa. Essendo la prima uscita di stagione nessuno dei due sarebbe stato in grado (a livello fisico) di percorrere la salita fino a Candriai sia all’andata che al ritorno. Abbiamo dunque optato per percorrere le gallerie. Usando il buonsenso abbiam deciso di partire alle 13, orario in cui la strada é pressoché deserta (come poi é stato) e il rischio minore. Io ero dotato di ventina arancione catarifrangente mentre il mio compagno disponeva dell’apposita luce ed era vestito di bianco in una galleria comunque ben illuminata. Abbiamo percorso le gallerie ad una velocità con punta massima di 70 km/h, ovvero il limite previsto in quel tratto dal codice stradale, mantenendo la destra e procedendo con cautela. Molte persone hanno esordito con una delle frasi piú tipiche, ovvero “restate in ciclabile”. Se esistesse un ciclabile che scende a Trento l’avremmo percorsa sicuramente. Come in ogni cosa il rispetto e il buonsenso sono fondamentali e son convinto che questo “odio” di certi automobilisti é (indirettamente) spesso causa di molti incidenti».

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