Senza tetto, emergenza freddo Un ospite su tre è italiano

di Giorgio Lacchin

Il freddo sta arrivando e per chi non ha una casa c’è bisogno di un riparo. A Trento ce n’è un buon numero: il Comune fa la sua parte, il volontariato svolge un ruolo decisivo.
Giuseppe Palatucci è il presidente degli «Amici dei senzatetto» di Trento. «La mia associazione è nata nel 2014 e gestisce tre centri di accoglienza», racconta. Palatucci è un ufficiale dei carabinieri in pensione. «Saremo i primi ad aprire. Lo faremo lunedì 11 novembre. E il 7 a Casa Maurizio avremo la visita del vescovo».

Palatucci, dov’è Casa Maurizio?

«In via Bezzecca. A Casa Maurizio ospitiamo gli uomini. Se avremo posto ospiteremo anche coppie e nuclei familiari; è un esperimento. Ci possono stare 24 persone in tutto».

E gli altri due centri d’accoglienza?

«Casa Paola è a Ravina ed è riservata alle donne. Esclusivamente a loro. Qui abbiamo 12 posti letto. A Casa Paola e a Casa Maurizio facciamo accoglienza serale e notturna. Apriamo alle cinque del pomeriggio, diamo cena, colazione...».

Poi c’è Casa Baldè, giusto?

«Giusto. In via Fiume. Casa Baldè è riservata all’accoglienza diurna. Un riparo per i poveri che non abbiano un posto dove andare. Ha avuto molto successo, Casa Baldè. Qui possiamo accogliere fino a 40 persone».

I bisognosi vengono indirizzati a voi dallo Sportello unico d’accoglienza della Provincia, in collaborazione con il Comune.

«Una persona su tre di quelle che ospitiamo è italiana».

E i trentini?

«Un italiano su tre è trentino».

Per quanto tempo una persona può fermarsi presso le vostre strutture?

«Chi ha la residenza in Trentino può essere ospitato per due mesi; chi non ce l’ha per un mese soltanto. Io, peraltro, ho la facoltà di allungare questi tempi, ci fosse la necessità. Se uno è ammalato, ad esempio, può fermarsi di più. Ma la maggior parte delle persone che ospitiamo ha la residenza in Trentino, quindi rimane tutti e due i mesi. Poi deve andarsene per lasciare il posto agli altri».

E dove va?

«Se c’è posto in altre strutture, sennò sotto un ponte».

Mamma mia.

«Non è mica una novità. È sempre così».

Una cosa è intuirlo, un’altra sentirselo dire.

«Il problema non è solo trovar loro un letto per la notte, ma mettere a disposizione un bagno e tutta una serie di altri servizi».

E voi ci riuscite.

«Quest’anno grazie alla Provincia e a un bando europeo riusciremo a vestire tutti quanti. Vestiti nuovi, eh!».

Quali vestiti?

«Tutto. Dal giaccone alle scarpe, dalla felpa al resto. E verrà dato a ognuno l’occorrente per l’igiene personale».

E quando se ne dovranno andare?

«Potranno tenere tutto».

È una buona cosa.

«Molto buona. Soprattutto per chi sarà costretto, un giorno, a dormire all’aperto perché non trova posto nelle strutture d’accoglienza. Daremo un sacco e dentro ci saranno coperta, sacco a pelo, un’altra copertina termica, la pila per la notte e altre cose utili per alleviare il disagio».

Da 6 anni fate tutto questo.

«In 6 anni, tra Casa Maurizio e Casa Paola, abbiamo superato i 70mila pernottamenti. Lo so bene perché tutte le sere passiamo le cifre alla questura».

Una cifra importante.

«Siamo un’eccellenza in Italia, forniamo servizi di prima qualità. Possiamo farlo perché abbiamo tanti volontari, più gli “ospiti attivi”».

Chi sono gli “ospiti attivi”?

«Persone che ospitiamo e ci aiutano nella gestione delle case. Diamo loro anche un piccolo compenso».

Quanti sono i volontari?

«Quarantacinque...».

Perbacco!

«...più 9 “ospiti attivi”. Poi c’è la Provincia che ci manda 4 dipendenti per il diurno. E li paga la Provincia, naturalmente. E infine abbiamo 5 o 6 persone mandateci dal tribunale: persone che devono svolgere i lavori di pubblica utilità. Quelli fermati con l’alcol test, per esempio».

Siete una grande squadra.

«Settantamila pernottamenti non sono uno scherzo».

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