La Corte dei Conti chiede al Comune di Trento di spiegare i fondi erogati all'Apt

Il Comune finanzia l’Apt di Trento ma non verifica che le somme erogate vengano utilizzate solo per le attività istituzionali e non per iniziative di natura commerciale che, a norma di legge, non devono assorbire denaro pubblico. Questa “opacità” nelle rendicontazioni è oggetto di un’indagine avviata dalla procura regionale della Corte dei conti. Il pm contabile contesta ad un dipendente del Comune un danno erariale di oltre mezzo milione di euro. La cifra rappresenta la somma dei contributi erogati dal Comune all’Apt di Trento dal 2015 ad oggi. La legge provinciale 8 del 2002 che istituì le Apt prevede che ci debba essere una netta distinzione fra l’attività commerciale e quella istituzionale di promozione del territorio.

L’Azienda per il turismo Trento, Monte Bondone, valle dei Laghi è una società consortile a responsabilità limitata senza scopo di lucro. Gli enti pubblici detengono il 17,76% delle quote (il Comune di Trento ha il 9.35%) mentre il resto è in mano ad una sessantina di soggetti privati, espressione di tutti i settori (dagli impianti di risalita, agli alberghi). La società - scrive l’Apt di Trento nel suo sito - «ha per oggetto la promozione dell’immagine turistica dell’ambito territoriale tramite la realizzazione delle seguenti attività: servizi di informazione e assistenza turistica, iniziative di marketing turistico, iniziative di valorizzazione del patrimonio ambientale, culturale e storico, intermediazione e prenotazione di servizi e pacchetti turistici formati dai prodotti trentini».

Le attività dell’Apt - di sicuro successo visto il boom di arrivi e presenze a Trento negli ultimi anni- sono dunque un mix di istituzionale e commerciale. Tutto ciò è legittimo. I contributi ricevuti da soggetti pubblici però devono essere spesi per la promozione. Non sempre è facile distinguere i due ambiti: per il mercatino di Natale per esempio l’attività di promozione è istituzionale, l’acquisto di casette ha invece natura commerciale.

Le somme erogate all’Apt dal Comune di Trento sono consistenti: nel 2017 erano 90 mila euro, lievitati nel 2018 a circa 160 mila. Ancora più generoso è il contributo concesso all’’Apt di Trento dalla Provincia: siamo nell’ordine del milione e mezzo di euro. La procura contabile non ha mosso rilievi alla Provincia che si è data procedure di controllo precise per avere, attraverso una netta distinzione tra le spese, la certezza che il suo contributo vada a sostenere solo l’attività istituzionale. Secondo l’accusa, il Comune invece non avrebbe preteso una chiara separazione tra le due categorie di spese, quasi che il finanziamento venisse dato a forfait. L’ipotetica colpa grave del dipendente starebbe nella omessa verifica sulla destinazione del finanziamento. Naturalmente si tratta di ipotesi ancora tutte da dimostrare. L’invio dell’invito a dedurre, in cui si ipotizza un danno di oltre mezzo milione di euro, consente al dipendente di dare la propria versione dei fatti. Solo dopo questa fase di “confronto” la procura deciderà se procedere con la citazione in giudizio (e a carico di chi) o archiviare. Trattandosi di una questione complessa, in questa fase tutte le soluzioni sono possibili.

Il procedimento contabile probabilmente ha preso le mosse dalle richieste di maggior trasparenza nei conti del’Apt fatte a più riprese dal consigliere del Patt (ed ex membro del cda di Apt di Trento) Dario Maestranzi. «L’indagine della Corte dei conti non mi sorprende affatto - dice Maestranzi - nelle determine di assegnazione del contributo ad Apt da parte del Comune viene richiesta la presentazione della relazione consultiva sull’attività ammessa a finanziamento, corredata da un analitico riepilogo delle spese sostenute, debitamente documentate. A maggio chiesi copia di tutte le determine di finanziamento e le relazioni consuntive. Per quello che ho verificato io, dalla documentazione risulta impossibile distinguere tra spese istituzionali e commerciali.

A riguardo ho chiesto una valutazione anche della Commissione di vigilanza e della Segreteria generale. Non mi stupisco se ora persone più importanti di me abbiano deciso di andare a fondo della questione. Questo conferma che dietro all’Apt di Trento ci sono aspetti nebulosi da chiarire».

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