Funerali celebrati dai laici? La Curia di Trento dice no

di Daniele Benfanti

I funerali, nella diocesi di Trento, per il momento, restano prerogativa dei sacerdoti, che in Trentino sono poco più di trecento (circa centoventi i parroci, alcuni con 19-20 parrocchie da seguire, tanti con 10-15).

«Finché i numeri ce lo consentono – precisa la Curia – preferiamo che un momento delicato e importante come quello del funerale veda come celebrante un prete o un parroco». In Germania e Austria da tempo, invece, la celebrazione di funerali religiosi è stata affidata anche ai laici. Così avviene anche in Brasile. La Francia ci sta pensando. In Italia, a rompere il ghiaccio, a fine ottobre 2018, è stata la diocesi di Bolzano-Bressanone.

La notizia è stata rilanciata e approfondita in questi giorni dall’agenzia di stampa ufficiale della Conferenza episcopale italiana, la Sir (Servizio informazione religiosa). Una sorta di numero zero di funerale religioso celebrato da un laico è stato vissuto lo scorso autunno a Bolzano, presso la cappella del cimitero cittadino. L’officiante è stato l’altoatesino Hans Duffek, titolare di un’impresa artigiana elettrica, da 35 anni impegnato nella parrocchia del Duomo di Bolzano e da sei anni animatore della liturgia della parola. Duffek è uno dei 17 iscritti al corso organizzato dallo Studio accademico teologico di Bressanone per guide di liturgie e celebrazioni funebri per laici. Un percorso di formazione che dura due anni, articolato in sedici incontri di sei ore ciascuno.

La selezione è seria: cinque partecipanti sono diaconi permanenti; i dodici laici ammessi (sei donne e sei uomini) sono già formati e attivi nelle attività parrocchiali. Il corso fornisce competenze bibliche, liturgiche ma anche psicologiche e relazionali. Il vescovo altoatesino Ivo Muser, già al suo insediamento, sette anni e mezzo fa, aveva anticipato l’istituzione di corsi formativi di questo tipo. La celebrazione da parte di Duffek, alcuni mesi fa, è stata una specie di concreta e reale «esercitazione» pratica. Fedeli e parenti del defunto sono rimasti più che soddisfatti. Il prossimo maggio finirà il corso formativo e il prossimo autunno saranno raccolte indicazioni e valutazioni sui primi funerali religiosi celebrati dai laici formati.

«Nella diocesi di Trento – chiarisce il vicario generale, don Marco Saiani – la celebrazione dei funerali, certo, è un forte impegno per i nostri sacerdoti e il calo delle vocazioni si fa sentire. Abbiamo parroci che celebrano tra i cento e centoventi funerali l’anno. In seminario, l’anno scorso, non sono entrati seminaristi, anche se è aumentato il numero di candidati per quest’anno. Tuttavia, riteniamo che affidare ai laici la celebrazione del funerale sia una scelta pastorale propria di ogni diocesi, in ragione della singola situazione. In Trentino desideriamo che la celebrazione dei funerali abbia la guida di un ministro del culto. Al momento ci riusciamo».

Resta inteso che anche nell’esperienza altoatesina al celebrante laico è preclusa la possibilità di celebrare l’eucarestia e impartire la comunione. Prosegue don Saiani: «Il momento del commiato al defunto è delicato. I familiari e le comunità ci chiedono che a celebrare sia il parroco. A volte si fanno i salti mortali per organizzarne tre consecutivi. A Cristo Re a Trento, se la mattina c’è un funerale, sostituisce la messa. Sembrerebbe, però, di fare un torto alla comunità se non ci fosse il prete. È una questione di sensibilità. Per noi i funerali sono un momento non trascurabile di evangelizzazione. Molti cristiani frequentano la chiesa proprio in occasione dei funerali e siamo lieti che i laici disponibili possano prestare la loro opera nel campo dell’educazione, del catechismo, dell’animazione, dell’aggregazione, nella celebrazione dei rosari e delle vie crucis, nei consigli pastorali ed economici».

Per una società sempre più alle prese con la secolarizzazione, insomma, la morte, spesso rimossa, che tocca tutti, è uno dei rari momenti che riavvicina alla spiritualità. «Tutti vogliono godere e assaporare la vita – conclude don Saiani – e l’occasione delle esequie è utile a ribadire il messaggio cristiano. Il Cristianesimo ci dice che la vita comincia qui ma non finisce più, perché c’è la resurrezione».

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