Lotta alla processionaria Bruciati 1.599 nidi

di Franco Gottardi

La bellezza di 1.599 nidi distrutti tra il 20 gennaio e il 7 febbraio scorso in una serie di interventi effettuati nelle aree collinari attorno alla città, su terreni del Comune. Così l’Azienda forestale Trento-Sopramonte ha cercato di limitare la diffusione della processionaria in vista della stagione in cui il lepidottero diventa pericoloso per l’uomo e per gli animali domestici.

La cifra è stata comunicata dal direttore dell’Azienda, Maurizio Fraizingher, ai consiglieri comunali Renato Tomasi e Claudia Postal, che rappresentano palazzo Thun nell’assemblea dell’Azienda e avevano chiesto notizie sulle modalità di contrasto alla fastidiosa diffusione dell’animale, allarmati dai primi casi di irritazioni e «bruciature» che si sono verificati nelle scorse settimane e dalle notizie dell’ampia diffusione che quest’anno sembra stia raggiungendo il fenomeno.

Negli ultimi anni la battaglia contro la processionaria è stata attuata con la lotta selvicolturale, cioè con la rimozione di piante adiacenti alle abitazioni civili, alla viabilità pubblica e ai sentieri, anche per favorire la graduale sostituzione del pino nero, pianta prediletta per lo svolgimento del ciclo produttivo, in favore di specie autoctone, in gran parte latifoglie. Ma questo intervento ovviamente deve avvenire in maniera graduale e l’Azienda opera perlopiù tramite lotta meccanica: i nidi vengono raccolti mediante il taglio del ramo che gli ospita e le larve vengono distrutte col fuoco.

Questa operazione, effettuata da terra con l’impiego di aste fino a un’altezza massima di 10 metri, è stata messa in atto a Ravina, a Mattarello sulla strada dei Forti, sul Cimirlo e dintorni (108 nidi), nei dintorni di Povo e Oltrecastello, alle Gorghe di Vigo Meano (130), a Meano Camantolin (123), a valle del paese di Montevaccino (133) e lungo la strada che sale da Martignano (282), a Cadine, Sardagna, Candriai (86) e Sopramonte. Per un totale di 2.599 nidi raccolti e distrutti.

La lotta meccanica ha di fatto soppiantato quella chimica e biologica, modalità abbandonate perché non si trovano prodotti omologati per il verde non agricolo da poter usare. Recentemente forme di lotta chimica erano state sperimentate dall’Azienda forestale in località Bindesi e alle Gorghe di Vigo Meano con l’impiego di prodotti iniettati nel tronco delle piante. Nell’autunno 2014 e 2015 invece era stata sperimentata la lotta biologica con trattamenti con un particolare bacillo eseguiti in alcune zone collinari. Operazioni che non potranno essere ripetute.

Un nuovo fronte si è aperto infine nella caccia ai bruchi tramite trappola, un semplice sistema sperimentale avviato dall’Azienda da quest’anno in collaborazione con Albatros srl, società che opera nell’ambito degli studi e delle analisi ambientali occupandosi in particolare delle scienze naturali, della biologia e delle scienze temporali.

L’azienda forestale si è attivata anche allo scopo di sensibilizzare e informare la cittadinanza tramite l’affissione di locandine nei luoghi più frequentati in cui si spiegano i rischi sanitari e le precauzioni da adottare e la pubblicazione sul proprio sito di informazioni e consigli.

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