Al parco di San Marco l’opera impacchettata

di Marica Viganò

L’opera da quasi trent’anni ingentilisce il parco San Marco, accompagna la passeggiata dei residenti del centro, attira l’attenzione dei turisti. Peccato che da mesi il dipinto dell’artista Michelangelo Perghem Gelmi - olio su legno di tre metri di altezza e sei metri di lunghezza - sia «impacchettato»: la plastica con cui è avvolto, pur necessaria per conservare l’opera dopo i danneggiamenti alla teca di vetro, è senza dubbio un pugno nell’occhio.

Tale «escamotage» non rende merito all’opera, che nel 1988 venne collocata in quel punto del parco per valorizzare l’area, e che oggi così «camuffata» infonde un senso di degrado più che di bellezza. Ed è per questo che i figli dell’artista, scomparso nel 1992, chiedono al Comune che venga trovata una nuova collocazione. I primi contatti sia con l’amministrazione comunale che con la Soprintendenza dei Beni artistici della Provincia risalgono a tre anni fa, quando attorno al dipinto sono iniziate le prime avvisaglie di degrado.

Il dipinto, che rappresenta piazza del Duomo nel giorno di San Giuseppe, venne inaugurato nell’ottobre 1988 nell’ambito di un progetto dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Adriano Goio per l’abbellimento della città con opere di artisti trentini. Costò alle casse pubbliche 30 milioni delle vecchie lire. Per 25 anni tutto è andato bene, con l’opera conservata in una teca in vetro, collocata in una struttura dotata di tenda automatica per proteggere i colori. Poi sono iniziati i primi problemi, alcuni prevedibili con il passare del tempo e che si possono risolvere con un buon restauro, altri eccezionali come gli atti vandalici.

«Era il 2012 e si notava un ammaloramento dell’opera, in particolare dei colori nella fascia inferiore del dipinto» spiega Mario Perghem Gelmi, che con le sorelle Maria Guglielmina e Maria Rosa aveva chiesto all’amministrazione comunale che l’opera del padre fosse collocata in una sistemazione idonea, in un luogo chiuso.

«La richiesta che inviammo alla fine del 2012 era corredata dal parere della Soprintendenza Beni Artistici che ne caldeggiava lo spostamento, perché il dipinto si stava deteriorando - spiega il figlio dell’artista - Da quel momento nulla si è mosso, mentre il dipinto è stato oggetto di sfregi e danneggiamenti».

Nel 2014 il vetro di protezione è stato imbrattato da writers con scritte e disegni con spray colorati; lo scorso anno è diventato bersaglio di un lancio di sassi. «Nella teca c’erano sei fori. Abbiamo subito rinnovato la richiesta in Comune affinché si trovasse un’idonea collocazione» spiega Mario Perghem Gelmi. Per preservare l’opera una risposta immediata c’è stata, ma non quella che si aspettavano i figli dell’artista: il dipinto è stato «impacchettato» con un telo in plastica. Stile Christo, si potrebbe pensare: l’artista, che ha creato il celeberrimo ponte galleggiante sul lago d’Iseo, nel suo primo periodo diventà famoso per l’«imballaggio» dei monumenti, dal Museo d’arte di Berna nel 1968 a Porta Pinciana a Roma nel 1974. Ma l’artista di origine bulgara non è certo passato per Trento e il «pacchetto» dell’opera di Perghem Gelmi serve per tamponare l’emergenza, tentando di salvare legno e colori dal maltempo, e anche per «prendere tempo».

A gennaio di quest’anno c’è stato un sopralluogo da parte dei funzionari della Soprintendenza provinciale e dell’Ufficio cultura del Comune. «Ho inviato altri solleciti all’amministrazione in queste ultime settimane - spiega Mario Perghem Gelmi - Il dipinto è un bene comune, è stato pagato con i soldi dei cittadini ed è per questo che deve essere preservato. Più si aspetta a prendere una decisione, più costerà il restauro». E se l’amministrazione fosse priva di idee, ci sono anche dei suggerimenti: il foyer dell’auditorium Santa Chiara o l’androne d’accesso a Torre Mirana.

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