Baselga, albero sulla strada Comune condannato

di Flavia Pedrini

Mentre percorreva una stradina di Baselga del Bondone in sella al suo ciclomotore, all’uscita di una curva, si era trovato davanti un albero che occupava tutta la carreggiata. Dopo una brusca frenata il ragazzo - all’epoca 15enne - era finito con il corpo contro il tronco, riportando un grave trauma toracico con rottura di diverse costole e danni al rene. Ora il Tribunale di Trento ha condannato il proprietario del fondo da cui era caduto l’arbusto, ma anche il Comune di Trento, in qualità di proprietario della strada, a risarcire il danno subito dal giovane con oltre 30 mila euro, riconoscendo una  responsabilità complessiva dell’80% e un concorso di colpa del 20% a carico del guidatore.

Ma, aspetto singolare, la fetta maggiore - 50% - è in capo a palazzo Thun. L’ente pubblico, infatti, secondo il Tribunale non solo deve rispondere di eventuali danni diretti (classico l’esempio della buca), ma anche vigilare affinché la sicurezza stradale non sia compromessa da terzi. L’incidente risale al 25 ottobre 2009. Erano le 15.30 quando il motociclista, oggi maggiorenne, si era trovato via del Dos Grum sbarrata dall’albero, staccatosi da un muro a secco di una proprietà confinante. La moto, dopo una lunga frenata (12 metri), si era messa di traverso e il giovane aveva sbattuto il fianco destro contro il tronco. Le conseguenze di quell’impatto erano state pesanti: venti giorni in ospedale e cure fino a gennaio 2010 (il giudice ha riconosciuto una invalidità del 10,5%).

I genitori del ragazzo, assistiti dall’avvocato Stefano Caviglioli, vista la gravità delle lesioni, avevano citato in giudizio la proprietaria del fondo, ma anche il Comune di Trento: per i danni subiti dal figlio e le spese mediche avevano chiesto 55.509 euro. Palazzo Thun ha risposto «picche», come del resto il privato, ma il giudice gli ha dato torto. Se la responsabilità del proprietario del campo per il giudice appare pacifica, dal momento che avrebbe dovuto occuparsi della manutenzione del fondo confinante con la sede stradale per non mettere in pericolo altre persone, il Tribunale rileva però che anche l’ente pubblico avrebbe dovuto vigilare sulla sicurezza della strada: «L’inerzia delle proprietarie del fondo nella verifica dello stato degli alberi ivi insistenti, ed in particolare di quelli adiacenti alla strada, non elimina di certo quella del proprietario della strada su cui cadde l’albero, mettendo cosi a repentaglio quella sicurezza della circolazione, che costituisce uno dei suoi compiti primari».

Un obbligo di custodia rispetto al quale, si legge, «l’estensione della rete viaria è irrilevante», tanto più che nella zona del Bondone, ricorda il giudice, in cinque dovevano controllare «in media 12 chilometri di strade a testa». A questo si aggiunga che due testimoni videro l’albero pericolante una decina di giorni prima: «È verosimile - si legge - che tra il 15 ed il 25 settembre 2009 non vi sia stata alcuna vigilanza dello stato dei luoghi, o se vi sia stata, aspetto ancora più grave, non sono seguiti gli adempimenti finalizzati ad eliminare il pericolo incombente». Da qui la condanna del Comune, oltre che del privato.

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