Serafini condannato per gli insulti alla Kyenge

La frase «torni nella giungla» scritta su Facebook e riferita all'ex ministro Cecile Kyenge non gli costò solamente il posto di lavoro: Paolo Serafini, consigliere circoscrizionale di San Giuseppe Santa Chiara, è stato condannato ieri ad una multa di 2.500 euro ed a pagare 2.000 euro come risarcimento a favore di ciascuna delle associazioni che si sono costituite parte civile. Un conto che sale a 15mila euro se si calcolano anche le spese processuali, e che potrebbe mettere in seria difficoltà l'imputato, rimasto senza un'occupazione e dunque senza stipendio

La frase «torni nella giungla» scritta su Facebook e riferita all'ex ministro Cecile Kyenge non gli costò solamente il posto di lavoro: Paolo Serafini, consigliere circoscrizionale di San Giuseppe Santa Chiara, è stato condannato ieri ad una multa di 2.500 euro ed a pagare 2.000 euro come risarcimento a favore di ciascuna delle associazioni che si sono costituite parte civile. Un conto che sale a 15mila euro se si calcolano anche le spese processuali, e che potrebbe mettere in seria difficoltà l'imputato, rimasto senza un'occupazione e dunque senza stipendio, e costretto per sua stessa ammissione a vivere grazie alla solidarietà di chi gli porta generi di prima necessità.
Serafini, difeso dagli avvocati Stefano Pietro Galli e Mattia Gottardi, ieri non era in aula perché malato.
Il «caso» scoppiò l'estate scorsa, quando sul suo profilo di Facebook - personale ma aperto, ossia con contenuti«pubblici» che chiunque iscritto al social network  avrebbe potuto leggere - il consigliere circoscrizionale invitò l'allora ministro all'integrazione Cecile Kyenge non solo alle «dimissioni» ma anche a tornare «nella giungla dalla quale è uscita». Immediato l'intervento degli uomini della Digos e del procuratore capo Giuseppe Amato, che dispose il giudizio direttissimo per il reato di diffamazione aggravata dalla finalità di discriminazione razziale e chiese l'oscuramente del profilo Facebook. La prima udienza fu affollatissima, con i rappresentanti ed i legali di dieci associazioni, in rappresentanza di una ventina di enti, che chiedevano di costituirsi parte civile.
Ci fu anche un risvolto politico, con l'espulsione di Serafini da Progetto Trentino. Non solo: Trentino Trasporti Esercizio (Tte) qualche settimana dopo aprì un procedimento disciplinare nei confronti dell'uomo, autista dell'azienda, che si è concluso nell'ottobre scorso con la destituzione. Mentre è in corso un procedimento davanti al giudice del lavoro, ieri in sede penale è arrivata la condanna per l'imputato.
Ad inizio seduta, a nome delle parti civili ammesse al procedimento - Asgi, Atas, Arci, Anpi e associazione nazionale dei giuristi democratici - l'avvocato Nicola Canestrini ha ribadito la proposta lanciata nell'udienza precedente: la rinuncia alle spese legali per la costituzione di parte civile e, da parte delle associazioni, al risarcimento danni, a fronte della volontà di Serafini di partecipare ad un progetto di volontariato. Ma la difesa ha preferito proseguire con il dibattimento, sostenendo che quella del consigliere circoscrizionale era «una critica politica». «Serafini ha utilizzato un'espressione comune, idiomatica, che suona come "torni al suo paese", una frase che viene utilizzata quando si ritiene che una persona sia inadeguata o incompetente - ha evidenziato l'avvocato Galli - Una frase infelice ma per la quale non si ravvede l'aggravante. Il riferimento non è alla razza, al colore della pelle, ma al paese, alla giungla. Si carica la frase idiomatica di significati che non ha: è un processo alle intenzioni». Per le parti civili, invece, non ci sarebbero dubbi: «Nella giungla vivono le bestie: la frase di Serafini è un attacco al nocciolo della dignità umana».
I legali dell'imputato, chiedendo l'assoluzione, hanno anche presentato una questione di legittimità costituzionale della legge Mancino sul razzismo. Otto mesi di reclusione è stata la richiesta del pubblico ministero Davide Ognibene. Il collegio presieduto dal giudice Guglielmo Avolio (presidente) e dai colleghi Arianna Busato ed Enrico Borrelli ha condannato l'imputato ad una multa ed al risarcimento alle parti civili. Scontato il ricorso in appello da parte della difesa di Serafini.  Ma. Vi.

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