L'omelia di Bressan: non diventiamo un numero

«Un mondo pieno di interrogativi, l'arrivo di nuove popolazioni, gli sconvolgimenti antropologici, la crisi economica scardinano un sistema che ci sembrava dovesse soltanto migliorarsi in direzione lineare; vi è il rischio di diventare un numero in una corsa frenetica di notizie che si accavallano su di noi. Lo ha detto l'arcivescovo di Trento Luigi Bressan nell'omelia di Pasqua durante la Santa Messa al Duomo di Trento

bressanTRENTO - "Un mondo pieno di interrogativi, l'arrivo di nuove popolazioni, gli sconvolgimenti antropologici, la crisi economica scardinano un sistema che ci sembrava dovesse soltanto migliorarsi in direzione lineare; vi è il rischio di diventare un numero in una corsa frenetica di notizie che si accavallano su di noi. Anche il senso del tempo varia, poiché si espelle il concetto di vivere in una storia, e quanto conta è soltanto il presente; la ruota del tempo e delle vicende storiche gira sempre più velocemente e non si può non sentirsi un pò smarriti. Il calo degli studi umanistici trova anche qui la sua ragione e l'uomo diventa soltanto un produttore o consumatore di beni materiali". Lo dice l'arcivescovo di Trento Luigi Bressan nell'omelia di Pasqua durante la Santa Messa al Duomo di Trento.

 

"Sappiamo che le dottrine dell'Uebermensch - prosegue Bressan -, cioè dell'uomo superiore, hanno portato al razzismo, alle dittature, ai genocidi, a squilibri in campo finanziario, poichè la terra sarebbe per i più furbi e ciascuno può affermare se stesso e non pensare al bene comune. Si è prolungata l'esistenza ma non accresciuta la felicità, così che mai vi sono stati tanti suicidi quanto nella nostra epoca, anche prima della crisi economica. Molti sostengono che basterebbero il cambio delle strutture sociali e i progressi tecnologici per rispondere alle esigenze della vita umana. Certamente il cristianesimo esorta a edificare una società più giusta, dove regnino la pace, la libertà e l'uguaglianza, così che ognuno abbia accesso ai diritti fondamentali quali il cibo, casa, educazione di base, lavoro".

 

"Possiamo e dobbiamo guardare avanti non con il fine di anticipare il futuro, di sottrarlo alla sua imprevedibilità, ma con un progetto di dono costante e con la certezza di una vita che va anche oltre la morte. La nostra esistenza ha uno scopo, quello di testimoniare amore nel mondo e di ringraziare quel Dio che tanto ci ama, e non è destinata all'insignificanza ed ancor meno al vuoto oltre l'oscurità della morte. La speranza cristiana non è dunque una virtù astratta e disincarnata, non è separata dalla storia, ma nemmeno si riduce a liberazione sociale e politica. Ma è la forza che sostiene l'impegno sociale e combatte lo scoraggiamento, anche quando siamo in mezzo a prove e avversità", dice monsignor Bressan.

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