«Licenziato per le frasi su Kyenge, adesso vivo nella miseria»

Scrivere «torni nella giungla», rivolto al ministro Cecile Kyenge, con tanto di foto di scimmie accanto, gli costò il posto di lavoro e adesso è in miseria. Questa la storia che racconta oggi Paolo Serafini, consigliere circoscrizionale a San Giuseppe - Santa Chiara, prima leghista, poi della lista civica Progetto trentino, ora indipendente. La frase, nel luglio scorso sulla sua pagina di un social network, gli costò una denuncia e il 7 ottobre il licenziamento da Trentino Trasporti, dove faceva l'autista

Scrivere «torni nella giungla», rivolto al ministro Cecile Kyenge, con tanto di foto di scimmie accanto, gli costò il posto di lavoro e adesso è in miseria. Questa la storia che racconta oggi Paolo Serafini, consigliere circoscrizionale a San Giuseppe - Santa Chiara, prima leghista, poi della lista civica Progetto trentino, ora indipendente. La frase, nel luglio scorso sulla sua pagina di un social network, gli costò una denuncia e il 7 ottobre il licenziamento da Trentino Trasporti, dove faceva l'autista.
«Non ho più soldi - dice - e vivo con la solidarietà di chi mi porta generi di prima necessità. Spinto da alcuni amici ho aperto una carta Postepay, per chiedere la carità senza farlo di persona».
Spiega di avere scritto a Ugo Rossi, a Silvio Berlusconi e alla vigilia di Natale alla stessa Kyenge, chiedendo scusa, ma di non avere ricevuto risposta.
Si giustifica dicendo di avere voluto scrivere «qualcosa ad effetto», «non per offendere», negli stessi giorni scoppiò la polemica per l'allora vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli, che dette al ministro l'appellativo di orango. Nei mesi scorsi un cittadino di Ravina aveva avviato una petizione per farlo riassumere.

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