Comunità di valle, adesso si cambia

Intervenire con il bisturi e non con il seghetto elettrico, ma intervenire. La correzione chirurgia delle Comunità di Valle (enti intermedi voluti dall'ex governatore Lorenzo Dellai e disegnato dall'assessore Mauro Gilmozzi) è considerata indispensabile da parte delle forze politiche di maggioranza, quel centro sinistra autonomista guidato oggi dal presidente Ugo Rossi (Patt), che in campagna elettorale ha difeso l'impianto istituzionale (e oggi Gilmozzi siede ancora con lui in giunta provinciale). «Unione di comuni, la vera soluzione» era il titolo dell'editoriale del direttore Pierangelo Giovanetti (qui)

di Andrea Tomasi

Intervenire con il bisturi e non con il seghetto elettrico, ma intervenire. La correzione chirurgia delle Comunità di Valle (enti intermedi voluti dall'ex governatore Lorenzo Dellai e disegnato dall'assessore Mauro Gilmozzi) è considerata indispensabile da parte delle forze politiche di maggioranza, quel centro sinistra autonomista guidato oggi dal presidente Ugo Rossi (Patt), che in campagna elettorale ha difeso l'impianto istituzionale (e oggi Gilmozzi siede ancora con lui in giunta provinciale). «Unione di comuni, la vera soluzione» era il titolo dell'editoriale del direttore Pierangelo Giovanetti (qui). La strada è stata già imboccata. E se gli esponenti della maggioranza sostengono che questo non è incompatibile con la sopravvivenza delle Comunità di Valle, ad affermare che si deve ridiscutere tutto sono le minoranze: Walter Viola (Pt) dice che non si tratta di una bocciatura degli amministratori locali, ma dell'impianto normativo, insostenibile anche sul piano economico.
Nell'editoriale di domenica sono stati citati i casi di «aggregazione» avviata o in fase di avviamento: «Si è costituita a Sarnonico - scrive Giovanetti - l'Unione dei cinque comuni "Alta Anaunia", che entro il 2018 diverrà comune unico. Il giorno prima è stato presentato il progetto di fusione dei municipi del Banale, San Lorenzo e  Dorsino. A maggio è partito il percorso di fusione dei tre comuni delle Giudicarie Daone, Bersone e Praso, mentre già nella primavera prossima si svolgerà il referendum sulla Predaia per la fusione delle cinque amministrazioni dell'altopiano. Cinque comuni hanno detto sì all'unificazione anche in Primiero, e una commissione di studio è all'opera per unire Vigolo e Vigolo Vattaro sulla Vigolana». E le responsabilità dell'ex giunta provinciale? «Le fusioni non sono mai state incentivate e caldeggiate politicamente in questi anni, perché avrebbero incrinato l'idea di fondo delle comunità come sostitutive dei comuni». E di quella neonata sotto la guida delle stelle alpine? «Lo stesso neonominato assessore Carlo Daldoss, con delega agli enti locali, ha già detto pubblicamente ai comuni che quella della fusione è "la" strada da percorrere per mantenere i servizi ai cittadini, realizzare opere pubbliche e garantire l'attività amministrativa delle municipalità. Meno comuni ma più forti (dal punto di vista demografico, politico, economico, decisionale), vuol dire più peso dei comuni stessi anche nelle comunità di valle, che a quel punto potrebbero funzionare meglio, e prendere decisioni a nome dei municipi costituenti. Ma soprattutto, comuni più grandi (e quindi più forti) avrebbero ben altro peso e ben altra voce di fronte alla Provincia (e alle sue decisioni), rispetto alla polverizzazione attuale con micro entità che in metà dei casi non arrivano nemmeno a mille abitanti, e a volte nemmeno ai 200 abitanti, da Massimeno a Palù del Fersina a Sagron Mis».
 Luca Zeni  (Pd) riconosce: «Qualcosa nell'attuazione della riforma istituzionale non ha funzionato, ma come Pd abbiamo sempre cercato di favorire l'autonomia delle amministrazioni municipali. Ora si deve capire come porsi perché è vero che il decentramento (dalla Provincia alle Comunità) non c'è stato. E poi adesso c'è l'aggravante della mancanza di risorse». Nega che nell'Era Dellai i sindaci siano stati in silenzio perché terrorizzati dai fulmini di Piazza Dante: «Altri tempi, altri contesti». Ci tiene a far notare che la riforma della riforma istituzionale, questa forse non capita dai cittadini, deve essere messa in cima all'agenda. «Ma senza fare pianificazioni a tavolino. È necessario sentire i territori, la popolazione. L'assessore Daldoss (l'esterno al quale Rossi ha attribuito le competenze su enti locali, urbanistica ed edilizia abitativa), anche con il suo passato da sindaco, sta lavorando in questa direzione. Sentito al telefono,  Carlo Daldoss  si limita a dire: «In questa fase di consultazioni, preferisco non fare commenti. Terrò conto del parere di tutti e sicuramente anche di quello autorevole venuto dall'Adige».
 Walter Viola  (Progetto Trentino) dice che in consiglio provinciale è depositato da tempo un suo disegno di legge (condiviso con Rodolfo Borga). «Basterebbe adattarlo. Il problema sono i costi di un apparato pubblico insostenibile». E vengono alla memoria le parole di Gian Antonio Stella, che non ha risparmiato critiche all'autonomia speciale, caratterizzata dai «troppi enti intermedi». «Come soggetto politico, le Comunità di Valle non hanno ragion d'essere. Noi lo diciamo da mesi. Lo abbiamo detto in campagna elettorale: la strada è quella dell'unione dei Comuni o della fusione dei Comuni». Ma l'amministrazione provinciale sarebbe in grado di innestare la retromarcia? «È un problema che riguarda la maggioranza. Quello in corso è un dibattito che si sarebbe potuto fare prima delle elezioni provinciali. Prendo il buono che emerge e dico che almeno adesso la questione è sull'agenda politica».

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