«Salvate le api dai pesticidi killer»

La moria delle api del mese scorso, nella zona di Novaledo, ha spinto gli operatori del settore ad alzare la voce. L'Associazione apicoltori del Trentino chiede un freno all'uso dei pesticidi in agricoltura, in particolare per quelli che si sono dimostrati letali per le api.

di Zenone Sovilla

Da anni un grido si leva dal mondo degli apicoltori trentini, ma sembra che lo ascoltino in pochi. Il problema, ormai storico, è la compatibilità di alcune prassi del mondo agricolo con l'allevamento di un insetto fondamentale anche per l'equilibrio dell'ecosistema. A richiamare di nuovo l'attenzione sul questa problematica è stato l'allarme in Valsugana, il mese scorso, nella zona di Novaledo, dove gli apicoltori hanno denunciato una moria di insetti a causa dei pesticidi irrorati nei vigneti vicini.
In quella circostanza Paolo Paterno, presidente di Apival (Associazione apicoltori Valsugana Lagorai) aveva puntato il dito contro le indicazioni tecniche fornite ai viticoltori dalla fondazione Mach. Nel mirino l'impiego di un principio attivo, il Thiamethoxam (Actara la denominazione commerciale), utilizzato come insetticida su foglie, sementi o al suolo (anche nei meleti) e accusato di avere effetti letali sulle api.
Nel caso di Novaledo e dintorni il danno è risultato particolarmente grave, perché chi ha diffuso il veleno nell'ambiente non si è preoccupato di sfalciare i prati prima di passare con l'atomizzatore. E proprio sotto i vigneti c'era il trifoglio, in quel periodo un bersaglio importante per le api bottinatrici (sia quelle di allevatori locali sie «nomadi»). La stima di Apival è che nell'area colpita, nel giro di un paio di giorni sia andato perso l'80% delle api, mentre le sopravvissute erano indebolite ed è stato necessario nutrirle per recuperarne la vitalità.
Secondo il presidente dell'Associazione apicoltori del Trentino,  Marco Facchinelli , il grave episodio registrato in Valsugana indica scarsa attenzione istituzionale nei riguardi della tutela di un settore fragile, che vive all'ombra del grande business agricolo: «Ci sentiamo impotenti, non sappiamo più a chi rivolgerci. La legge vieta di trattare i vitigni durante la fioritura, ma chi controlla se viene rispettata ed eventualmente sanziona i trasgressori? Per evitare almeno le conseguenze più serie, basterebbe accogliere la nostra richiesta di essere avvisati prima delle irrorazioni velenose, così nei giorni a rischio potremmo spostare le api in aree non contaminate».
Ma Facchinelli rilancia, soprattutto, la richiesta che vengano cancellati dai protocolli ufficiali i pesticidi velenosi per le api: «Esistono prodotti alternativi utilizzati anche da coltivatori trentini, senza perdite nel raccolto, per non dire dei successi del biologico: dunque, perché gli enti che hanno la delicata responsabilità di orientare gli agricoltori non si preoccupano di prevenire le conseguenze per il nostro settore? E perche ai vignaioli si consiglia ancora di diserbare chimicamente tra i filari, mentre ci sono grosse realtà che hanno scelto di non farlo? Nella fondazione Mach c'è un ambito che si occupa di apicoltura, ma viene coinvolto nella scrittura dei protocolli sui trattamenti di frutteti e vigneti? Da anni cerchiamo invano un confronto con le istituzioni, la recente moria in Valsugana rappresenta un nuovo allarme al quale si dovrebbe rispondere avviando un dialogo con gli apicoltori».
Un interrogativo legato a questa criticità riguarda poi il rischio che il miele e gli altri prodotti (propoli, pappa reale, polline) contengano a loro volta residui chimici, trasmettendoli agli esseri umani: «Ma la rapidità del processo letale - spiega Facchinelli - è tale da escludere questo ulteriore effetto pericoloso».
Dopo la strage di insetti, Apival ha annunciato che la prossima volta scatteranno le richieste di risarcimento danni nei riguardi dei responsabili. Sul fronte dell'intervento pubblico, invece, chi subisce le conseguenze delle attività chimiche altrui non ha diritto a tutele specifiche, non esiste un sistema analogo a ciò che avviene per la grandine sulle mele, con la Provincia che aiuta i frutticoltori. Rimarrebbe da verificare, piuttosto, l'esito della prassi prevista dal Piano provinciale per la sicurezza alimentare, che affida espressamente all'Azienda sanitaria e all'Appa l'acquisizione di informazioni (da condividere con l'assessorato alla Salute) sui monitoraggi delle matrici ambientali e sulla moria di api, con l'obiettivo di ridurre i rischi generali (per la popolazione e l'ecosistema) derivanti dall'impiego di fitofarmaci in agricoltura.

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