Cinque Stelle, tutto già visto

Sandra Tafner: "Casaleggio ha detto che se mai al Movimento dovesse venire in mente l'idea di allearsi col Pd, in quell'attimo stesso se ne andrebbe via per sempre. Ma è possibile che a nessuno venga il prurito di rispondere «finalmente, era ora»? Con tutto l'affetto, ovviamente, ma anche con una certa autonomia di pensiero"

grilloDue notizie destinate a scuotere l'opinione pubblica: Renzi è in silenzio stampa e Casaleggio parla. Queste finora le più grosse novità dell'estate politica 2013. E mentre in Parlamento il Movimento Cinque Stelle si dà all'ostruzionismo (interrotto dopo due giorni), il popolo del Web - chi è il popolo del Web, in quanti sono, che faccia hanno? - approva, lo immaginiamo far cenno di sì con la testa ancor prima che la frase sia compiuta. Allineati e coperti, gli altri fuori, o con noi o contro di noi. Non deve essere così facile mordersi continuamente la lingua, a meno che i pentastellati non ragionino come un sol uomo, d'accordo su tutto a prescindere. Uno dei due condottieri (o padroni?) - nella fattispecie Casaleggio, ma non è che Grillo la pensi diversamente - ha detto che se mai al Movimento dovesse venire in mente l'idea di allearsi col Pd, in quell'attimo stesso se ne andrebbe via per sempre. Gli sembrerebbe una proposta indecente. Del resto a che serve fare progetti se lui, novello erede dei Maya, già sa che l'autunno sarà feroce, shock economico, rivolte, sommosse. Un futuro nero la cui ombra accompagnerà le ferie al risparmio degli italiani, convinti di poter concedersi una settimana al mare per scrollarsi di dosso il peso di tutti i giorni. Se mai dunque dovesse accadere, per congiunzioni astrali avverse, un incontro tra le due forze politiche, Casaleggio uscirebbe dal Movimento. Ma è possibile che a nessuno venga il prurito di rispondere «finalmente, era ora»? Con tutto l'affetto, ovviamente, ma anche con una certa autonomia di pensiero.
C'è da sperare che Gianroberto almeno non pretenda di aver inventato una formula originale, quella del capo assoluto, perché la storia non è avara di esempi del genere, basta solo averla studiata un po'.
Intanto nel pollaio politico attuale è facile sentir dire tutto e il contrario di tutto, c'è ampio spazio per le esternazioni, la gente è frastornata più per le difficoltà materiali alle quali va incontro ogni giorno che per la validità dei ragionamenti spruzzati in aria come fuochi d'artificio o per i silenzi che talvolta hanno effetti più negativi delle grida. Il Pd sta nel mezzo, qualcuno urla e qualcuno tace, mai che all'interno si trovi un punto d'incontro che permetta di delineare una linea dritta, dal tratto sicuro. Carenza d'autostima, forse. L'opposto di quel che succede nel Pdl, un'autostima eccessiva e talvolta ingiustificata. Anche da quella parte previsioni catastrofiche, ma non in autunno, probabilmente già durante l'estate se la spada di Damocle, più volte evocata dal «signore» come esito di una sentenza della Cassazione nelle sue legittime funzioni, dovesse cadere sul governo e indirettamente sulla testa dei cittadini. Già in primavera - non c'è una stagione che si salvi - la minaccia che tutto poteva succedere, in seguito alle sentenze Mediaset e Ruby che la «magistratura ostile» avrebbe emesso, tenne la gente col fiato sospeso. Certo dev'essere appagante sapere che dai fatti tuoi possono derivare conseguenze per tutti, ti fa sentire potente, forte, indispensabile, al di sopra delle parti, autorizzato a mentire, a fare quel che ti pare. Che sia vero che i soldi permettono di ottenere qualsiasi cosa e quindi di avere in mano la felicità? Però, se la prima ipotesi finora può anche presentare delle chances, la seconda non sempre traspare dal viso di un uomo che sorride soltanto per forza d'inerzia o per vincere anche la forza di gravità che vorrebbe la bocca in giù almeno quando si è tristi e preoccupati. Il coro intanto - perché uno volendo può comprarsi anche un coro - a maggio gli faceva eco: se arrivano le condanne, il cammino parlamentare si trasformerà in un Vietnam. C'era veramente d'aver paura, ma non è successo niente, forse in attesa del 30 luglio che l'Italia trepidante aspetta, in bilico fra la pretesa di un'assoluzione definitiva, la pacificazione auspicata dal Capo dello Stato, la speranza in una giustizia giusta. In attesa che sulla telenovela dell'attuale politica compaia la scritta «the end».
sandra.tafner@gmail.com

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