Intervista a Michele Lanzinger

Conto alla rovescia per il taglio del nastro del Muse, il nuovo Museo di scienze di Trento. La struttura disegnata da Renzo Piano verrà inaugurata sabato 27 luglio e questi sono giorni di grande lavoro nel "cuore" del quartiere delle Albere, in modo da arrivare con ogni particolare al suo posto quando finalmente le porte si apriranno ai visitatori. In un'intervista rilasciata all'Adige, il direttore Michele Lanzinger ne parla con entusiasmo

di Paolo Micheletto

museTRENTO - A pochi metri di distanza alcuni rocciatori si calano dalle corde per sistemare nel vuoto gli ultimi animali impagliati, installazione voluta personalmente da Renzo Piano. Lui osserva tutti i collaboratori e per ognuno ha una parola di conforto. Sono giorni intensi per Michele Lanzinger, 56 anni, direttore del Muse, il Museo delle scienze di Trento che verrà inaugurato sabato prossimo, 27 luglio, con una grande festa che proseguirà nel cuore della notte e quindi anche domenica 28. Siamo negli uffici che danno sulla lobby , la sala d'ingresso del Muse. Ti passano accanto operai, ricercatori, addetti ai servizi: si respira un'aria di work in progress , di lancio di un'iniziativa che vuole essere esaltante. Tutti sono all'opera (rispettando le norme di sicurezza) ma certo, l'impressione è che i lavori termineranno solo pochi secondi prima dell'inaugurazione ufficiale. Lanzinger non si mostra spaventato e fa la metafora: «Sappiamo quando l'aeroplano dovrà atterrare. La pista è pulita e la direzione è chiara. Ma l'aereo scenderà al tempo giusto, non prima». Il direttore parla con l'interlocutore di turno e il suo sguardo va spesso agli allestimenti del Muse; l'iPhone squilla con regolarità ma viene gestito bene.
Direttore Lanzinger, non molti territori possono permettersi l'apertura di un nuovo museo. Ormai ci siamo.
Certo, per questo bisogna partire dalla visione politica di un territorio che ha deciso di permettersi un rinnovamento così rilevante della propria proposta museale. Nel 2001 l'allora sindaco Alberto Pacher ci chiese di dare al Museo di scienze un ruolo importante nel processo di riqualificazione urbana, quindi la Provincia ci ha permesso di fare e poi di attuare gli studi di fattibilità che nel frattempo avevamo realizzato.
E poi siete alle Albere.
Infatti il nostro progetto culturale è stato integrato con il ragionamento complessivo di Renzo Piano.
Alla fine, che cosa è il Muse?
Una proposta unica al mondo. Che unisce la ricerca, l'organizzazione, uno spazio aperto (Renzo Piano da sempre ha voluto che l'ingresso interno del Muse osservi orari prolungati rispetto al museo, ndr), un grande apparato espositivo e diverse tematiche quali il territorio alpino, l'evoluzione della specie, la serra tropicale e molto altro.
A quale museo di scienze del mondo vi siete ispirati, in particolar modo?
Tanti mi fanno questa domanda. Nella creazione del Muse abbiamo utilizzato lo stesso approccio scientifico che seguiamo nella ricerca, fatto di scambi, di confronti, di continue verifiche. Allo stesso modo, il Muse è ben saldo nella rete europea e mondiale dei più musei importanti, come Londra e Barcellona ma anche San Francisco, New York, Washington. Ma ogni apporto dall'esterno è stato declinato in maniera specifica e particolare, in riferimento al nostro territorio e al rapporto con Piano.
Perché il Muse sarà qualcosa di speciale?
Prima di tutto questo è un luogo culturale in cui troverà spazio il tipico modo d'essere dei musei, che è osservativo. Ma ci sarà anche la possibilità di una forte interazione con quanto esposto, con tanti esperimenti e apparati multimediali. Perché se tu guardi lassù (indica un piano del Muse, ndr) vedi che è molto bello, ma quella bellezza la capisci meglio se ci metti le mani.
Appare evidente il tentativo di cercare il giusto equilibrio tra il locale e il globale, ad esempio tra l'ambiente alpino e il mondo intero.
Certo, perché vogliamo legare la sensibilità e la conoscenza locale ad una consapevolezza generale. E' molto importante il senso d'identità, perché questo è un museo pensato anche per i trentini, ma bisogna sempre più ricordare che siamo parte del pianeta terra, che tra l'altro è diventato sempre più piccolo ed è alle prese con tanti problemi. Non a caso la tematica dei cambiamenti climatici è affrontata in profondità.
Faccia alcuni esempi di alcune offerte del Muse che le piacciono in maniera particolare.
Penso alla galleria specifica dedicata a come si fa innovazione in Trentino. Un «luogo» cioè dove si potrà dimostrare l'impegno di un territorio di inventarsi un futuro, nel quale troveranno spazio associazioni ed enti vari ma anche le singole start-up e i singoli progetti. Ricordo poi il «FabLab», nel quale i visitatori potranno personalmente lavorare con dei mini-robot e realizzare progetti, perché è responsabilità di tutti noi fare la nostra parte nel mondo di domani. Due esempi per dire che penso ad un museo che dialoga, che diverte, che sollecita le persone ad essere consapevoli.
Questioni affascinanti. Poi si dovranno vendere più biglietti possibili. Quali sono gli obiettivi?
Siamo impegnati a creare relazioni con chi ci potrà aiutare ad aumentare il numero dei visitatori. Abbiamo calcolato che un buon numero di visitatori potrebbe essere di 160.000 all'anno, ma questo è un dato che era uscito in un periodo precedente a questa crisi che ci preoccupa perché ha limitato di molto la capacità di movimento delle famiglie. Comunque siamo sicuri di essere molto attrattivi, il Muse sarà un luogo piacevole.
Non tutti i direttori di museo possono vivere un evento come il suo, durante la carriera.
Vero. In questo periodo è un lavoro totalizzante, ma è di assoluto conforto la partecipazione di una squadra molto forte. Il traguardo lo passiamo tutti insieme, ciascuno con le proprie responsabilità.
Sarà importante offrire una proposta culturale sempre originale. Il bacino turistico è ampio, ma non certo quello delle grandi capitali.
Ci sono musei che non si collocano nei centri storici delle grandi capitali ma che vivono benissimo. Qui la situazione è intermedia: non siamo in una metropoli ma Trento è all'interno di un territorio molto riconoscibile. E poi puntiamo sulla collaborazione con il Mart e il Castello del Buonconsiglio, oltre a San Michele, collaborazione per la quale molti degli abitanti dell'area che sta a due ore di distanza da qui potranno dire: «Questa settimana andiamo in Trentino, perché c'è sicuramente qualcosa di interessante da vedere».
La sfida va vinta quindi anche sul piano turistico, non solo su quello culturale e scientifico.
Certo, questa è anche una sfida del comparto turistico del Trentino. Anche per questo ci sono già ottime relazioni tra i musei e tra tutti gli enti interessati.
Ci dica una cosa di cui va particolarmente orgoglioso, del Muse.
L'idea dei laboratori aperti al pubblico, dove i visitatori potranno interagire con i ricercatori, far loro domande e capire come lavorano. Poi i laboratori biologici e bio-tecnologici, oltre ai «Fab Lab» di cui ho già parlato.
Il Muse ha un obiettivo ambizioso, e cioè superare le vecchie separazioni tra musei scientifici, tecnici e umanistici.
Anche per questo parlo di una proposta unica e innovativa nel panorama internazionale, frutto di un lungo lavoro collettivo.
Ultima domanda. Chi è stato il politico che ha creduto di più nel Muse?
Dico cinque nomi: Pacher, Dellai, Andreatta, Cogo, Panizza.
Insomma, tutti coloro che hanno guidato Comune, Provincia e assessorato alla cultura nel passato più recente...
Ma anche questo è un grande dato di forza, nel senso che dopo che la scelta sul Muse venne realizzata, c'è stata un'assoluta continuità e un percorso lineare e senza interruzioni. Non è una cosa scontata. Anche per questo arriviamo in linea con le previsioni, ad iniziare dai tempi di apertura del Muse.

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