Giustizia

Rovereto, arrestato per la cocaina in casa ma non era sua: ora sarà risarcito

Dopo 137 giorni passati fra carcere e domiciliari e la sentenza di assoluzione, è stata riconosciuta l’ingiusta detenzione. All’operaio, che aveva solo ospitato un conoscente, andranno quasi 20mila euro, l'avvocato Canestrini: «L’indennizzo ha anche una funzione riparatoria e riabilitativa». In Italia dal 1992 al 31 dicembre 2024, si sono registrati 31.727 casi di ingiusta detenzione

ROVERETO - Ha trascorso 137 giorni agli arresti, prima in carcere e poi ai domiciliari. Detenzione ingiusta è stato sentenziato e ora lo Stato lo dovrà rifondere con quasi 20mila euro. Lui è un operaio roveretano che è finito nei guai, guai grossi, sostanzialmente perché è una persona generosa. 

Una generosità che lo aveva portato, appena terminata l'emergenza Covid, ad ospitare in casa sua un conoscente ma così si è trovato in mezzo ad un'operazione antidroga che lo ha portato, come detto, agli arresti. Ora, a qualche anno di distanza e dopo una sentenza di assoluzione è arrivata la decisione della sezione penale della corte d'appello di Trento che ha riconosciuta l'ingiusta detenzione e ha deciso che lo Stato deve riparare a questo mettendo mano al portafoglio. 

Con i quasi 20mila euro di cui sopra. Soldi che non restituiranno l'uomo - incensurato e con una vita assolutamente normale - gli oltre quattro mesi in cui è stato privato della sua libertà, ma che sono un riconoscimento di un errore che è stato commesso. 

«Oltre all'aspetto compensativo - sottolinea il suo avvocato, Nicola Canestrini - l'indennizzo per chi è stato ingiustamente arrestato ha anche una funzione riparatoria e riabilitativa. Riconoscere ufficialmente l'errore giudiziario rappresenta un momento fondamentale per il soggetto coinvolto, sia sul piano personale che pubblico». 

La vicenda inizia subito dopo le restrizioni legate al Covid. L'operaio roveretano incontra un suo conoscente che gli dice di essere in grossa difficoltà perché non ha più un tetto sopra la testa. 

Lui gli apre letteralmente le porte di casa sua: spazio per ospitare temporaneamente una persona c'è e quindi lo invita a diventare il suo coinquilino. I due fanno vite separate che si uniscono un giorno in cui l'appartamento diventa oggetto di una perquisizione nell'ambito di un'operazione antidroga. 

Nascosto dietro un mobile gli investigatori trovano un chilo di cocaina. In casa - nella stanza del coinquilino - vengono trovati anche degli involucri compatibili con il confezionamento della droga e anche un bilancino di precisione. 

Tutto viene sequestrato e i due finiscono in carcere. L'operaio è allibito e tramite il suo legale si difende sostenendo che lui dello stupefacente non ne sapeva assolutamente nulla ma anche il riesame conferma l'arresto. 

Dopo quasi un mese in carcere l'uomo viene trasferito ai domiciliari dai quali viene liberato solo dopo 111 giorni. 

Intanto il processo va avanti e in aula l'avvocato dimostra l'assoluta estraneità dell'uomo allo spaccio di droga. E alla fine viene assolto. Ma la vicenda non si ferma a questo. 

Viene presentata domanda alla corte d'appello di Trento per valutare l'ingiusta detenzione (passaggio che deve essere fatto entro due anni dalla sentenza) e la settimana scorsa è arrivata la decisione dei giudici. Che hanno ordinato il risarcimento a favore dell'operaio. 

Di ingiusta detenzione e errori giudiziari in senso più ampio, da tempo si occupa il sito errorigiudiziari.com curato da due giornalisti, Benedetto Lattanzi e Valentino Maimone. Un sito che raccoglie singole storie e fotografa il fenomeno. 

Dall'analisi dei dati a disposizione emerge che «dal 1992 al 31 dicembre 2024, si sono registrati 31. 727 casi: vuol dire - si legge sul sito - che, in media, ci sono stati oltre 961 innocenti in custodia cautelare ogni anno.

Il tutto per una spesa complessiva di circa 901 milioni e 394 mila euro in indennizzi, alla media di circa 27 milioni e 314 mila euro l'anno. 

Nel 2024 i casi di ingiusta detenzione sono stati 552, per una spesa complessiva in indennizzi di cui è stata disposta la liquidazione di poco superiore a 26 milioni e 894 mila euro. 

Rispetto all'anno precedente, si assiste a un leggero calo dei casi di innocenti finiti in manette (-67), a fronte di una spesa aumentata invece di poco più di 950 mila euro. Guardando agli ultimi quattro anni, il dato del numero di casi sembra essersi assestato tra le 500 e le 600 unità». Ma. D.

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