La truffa: paga per vendere il suo letto
Un cinquantenne roveretano ha spedito soldi (oltre 2mila euro) a quattro persone con 19 operazioni di PostePay
ROVERETO. Ha perso oltre 2mila euro e lui voleva solo vendere un letto che non usava più. Vittima della truffa un cinquantenne roveretano che, senza rendersi conto, ha spedito soldi a quattro persone diverse attraverso 19 operazioni con la PostePay. Convinto di anticipare denaro per un fantomatico certificato di trasporto, si è alleggerito da solo il portafoglio. E per il reato di truffa in concorso ora dovranno rispondere quattro persone, gli intestatari dei conti dove quei soldi sono arrivati.
Si tratta di due donne e due uomini che abitano fra Lazio e Veneto, ma potrebbero essere loro stessi utilizzati come prestanome. È a loro che gli agenti del commissariato di polizia di Rovereto sono arrivati analizzati i dati acquisiti nelle indagini e quando ci sarà il processo potranno spiegare quale sia stato il loro ruolo della truffa.Il meccanismo è conosciuto ma ugualmente c'è chi, confidando nell'onestà altrui, ci casca.
Tutto ha inizio con la pubblicazione su un sito di vendita fra privati di un annuncio. Il 50enne voleva vendere un letto che non gli serviva più. Ecco quindi che pubblica le foto, le misure dell'oggetto, il numero di telefono per contattare il venditore e il prezzo di vendita. Un annuncio che viene adocchiato da un uomo che si mette quindi in contatto con il venditore, che si sta per trasformare in vittima di una truffa.
L'approccio è normale. Si presenta e spiega di aver visto l'annuncio del letto e di essere interessato all'acquisto. Non ha nulla da dire sul prezzo (e ci mancherebbe altro, sa che non spenderà mai quei soldi) ed è pronto ad organizzarsi per il ritiro. C'è un piccolo intoppo "burocratico", però. Lui arriva da fuori provincia e fuori provincia dovrà portare il letto. Un viaggio che necessita di un particolare documento, un certificato di trasporto. Il venditore non sa nulla di questo documento, ma viene rassicurato dall'aspirante compratore. È sufficiente, gli spiega, che faccia un'operazione tramite un bancomat delle Poste. Una semplice operazione da poco più di 100 euro che come risposta darà un codice necessario per arrivare al certificato finale. E sarà poi l'acquirente a rimborsare la transazione. Si tratta di anticipare del denaro e basta.
Tutto ok? Assolutamente no. Non esiste il "documento di trasporto". Come in un negozio quando si acquista qualcosa non si paga per avere un certificato, così anche nelle transazioni online fra privati. Uno vende, uno compra, semplicemente così. Ma il nostro venditore viene travolto dalle chiacchiere di chi lo sta per truffare e quindi va al bancomat. La prima transazione non va a buon fine e così si prova una seconda volta, una terza, fino ad arrivare alla 19 esima. Il venditore a questo punto smette e forse intuisce di essere diventato vittima di un inganno. La conferma arriva controllando il conto corrente: mancano oltre 2mila euro che sono finiti - attraverso le 19 transazioni che altro non erano che bonifici - sui conti delle quattro persone poi denunciate. Ma.D.