Liberazione / Il ricordo

Addio a Vilma Perghem, simbolo della Resistenza in Trentino: una vita per la patria

Importante il suo contributo come staffetta partigiana, portava i messaggi in un maso vicino ad Aldeno. Era la moglie di Adamo Adami, anche lui antifascista. Le parole del figlio Fabrizio: «La sua è una storia impegnativa, aveva una personalità molto forte». Domani 26 aprile i funerali a Pomarolo

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di Giuseppe Francesco D'Amato

ROVERETO. Una vita per la patria. Un simbolo della Resistenza. A difesa della tanto amata Italia e della Costituzione. Vilma Perghem (in foto, lei negli ultimi anni e un ritratto ai tempi della Resistenza) è stata una delle tante figure chiave della Resistenza italiana. Negli anni durissimi del secondo conflitto mondiale era una staffetta partigiana: le spettava il compito di garantire i collegamenti tra le varie brigate partigiane.

Vilma se n'è andata domenica scorsa, l'antivigilia del giorno della festa della Liberazione, all'età di 98 anni. Nata a Nomi, aveva vissuto l'intera seconda guerra mondiale mettendo a rischio la propria vita per contribuire a liberare la nazione. Come le altre "colleghe" staffette, il suo ruolo di corriera e informatrice era a dir poco fondamentale per la gestione della logistica dell'esercito partigiano, che si dotava di un proprio team di staffette - composte da donne, ma anche da ragazzi molto giovani - specializzate nel muoversi tra un centro abitato e l'altro.

Chi ha vissuto, come Vilma, questa esperienza difficilissima ricorderà le paure, i rischi e i pericoli che solitamente correvano le staffette, che si muovevano da sole e disarmate in sella a una bicicletta o addirittura a piedi trasportando, di tanto in tanto, anche carichi pesanti. A loro spettava anche il primo soccorso dei feriti e andavano in avanscoperta per accertare la presenza o meno degli eserciti nemici durante i trasferimenti delle colonne partigiane raccogliendo, tra l'altro, informazioni, cibo e medicine utili per i partigiani. Anche se gli stereotipi sociali del passato ritenevano le donne meno pericolose e, quindi, meno perquisibili degli uomini, va ricordato, soprattutto nel giorno in cui l'Italia venne liberata dal nazifascismo, che furono molto frequenti i casi di violenze arrecate dai nazifascisti nei confronti delle staffette.

Come detto, Vilma era una di queste staffette. Più volte, come ha ricordato Mario Cossali, «era stata sequestrata e interrogata». «Recapitava i messaggi di guerra in un maso poco sopra Aldeno, che in un secondo momento venivano inviati poco distante dalla zona di malga Cimana dove erano posizionate le linee partigiane», ricorda Cossali aggiungendo che «la sua famiglia era colta e legatissima alla campagna. Ha tenuto fede all'impegno della Resistenza - prosegue - crescendo i figli con il sentimento patriottico e con il rispetto verso la Costituzione. Non parlava molto - conclude Cossali - ma quando apriva bocca era una persona che si faceva sentire e rispettare».

Vilma Perghem non è stata solo un simbolo della Resistenza. Era la moglie del suo amatissimo Adamo Adami, detto "Picozza", al quale ha dedicato tutta se stessa, in particolar modo nell'ultimo periodo di vita del marito, quando la malattia lo aveva debilitato e non poco. Anche Adami era partigiano e fu sindaco di Pomarolo. Due i figli: Andrea e Fabrizio.

Quest'ultimo, consigliere comunale di Pomarolo, ha voluto ricordare con affetto la madre: «Ha avuto una storia importante e impegnativa. Lei, come mio nonno, erano impegnati per tutto quel che riguarda l'antifascismo. Di mia madre - prosegue - non posso che avere un bellissimo ricordo. Era una persona positiva. Non aveva mai il tono della voce triste, né si rammaricava. Aveva una personalità molto forte, ma non faceva pesare niente a nessuno. Ha seguito mio padre con amore. Negli ultimi anni, quando nostro padre era condizionato dalla malattia, lei si è presa cura di lui con infinito amore e noi a casa, questo suo gesto, lo abbiamo sentito particolarmente». Il funerale si terrà domani (26 aprile) alle ore 15 nella chiesa parrocchiale di Pomarolo.

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