Rovereto / La polemica

L'inceneritore ai Lavini? Valduga replica al numero due della Provincia: «Da Tonina solo opinioni personali»

Il sindaco: «Quelle di Tonina sono solo dichiarazioni a titolo personale e contraddicono il percorso di approfondimento del tema che la Provincia, con i Comuni, sta portando avanti nel Consiglio delle autonomie»

TONINA L'inceneritore verso Rovereto: “Il posto migliore è ai Lavini”
CONTRARI "Si crea inquinamento dannoso per ambiente e salute"
COMUNE Anche Ianeselli dice sì: "Ma il territorio riceva compensazioni"
PROVINCIA "Il presidente Fugatti: l'inceneritore, va fatto al più presto"

di Matthias Pfaender

ROVERETO. Le dichiarazioni date all’Adige dal vicepresidente della Provincia Mario Tonina non potevano non sollevare un polverone in città. Per il titolare delle politiche ambientali l’area dei Lavini, a ridosso della discarica esaurita, sarebbe quella più indicata per la realizzazione del nuovo impianto per il trattamento del residuo non riciclabile, circa il 25% del totale del pattume prodotto in Trentino.

Sindaco Valduga, che ne pensa?

«Quelle di Tonina sono solo parole a titolo personale».

È pur sempre il vicepresidente della Provincia, l’ente chiamato a fronteggiare il problema che i rifiuti non si possono più portare né nelle discariche trentine, che sono esaurite, né fuori Trentino, per ragioni di ordine economico ed anche morale.

«E infatti è tanto più grave che abbia sentito l’esigenza, e non so per quale motivo, di rilasciare delle dichiarazioni al giornale che contraddicono il percorso di approfondimento del tema che la Provincia, insieme con in Comuni, sta portando avanti nel Consiglio delle Autonomie (Cal, ndr), unico vero luogo deputato alla gestione del tema, che tocca tutto il Trentino. Ecco, vorrei che Tonina destinasse al Cal le sue uscite personali».

Insomma, non è un “no” a prescindere al nuovo impianto nell’area industriale?

«La logica Nimby (“not in my backyard”, ovvero “non nel mio cortile”, ndr) non mi appartiene e non appartiene neanche a Rovereto. Però le parole di Tonina sono irricevibili».

Perché?

«Perché lui salta avanti a dire “dove” portare il nuovo impianto quando non si è ancora chiarito “cosa” costruire. Nemmeno se si dovrà costruire per forza».

Sembra che una nuova struttura per la chiusura del ciclo dei rifiuti sia necessaria.

«Non è scritto, ancora, da nessuna parte. Siamo in attesa dell’approfondimento dei dati. Se sarà confermanto che anche con nuovi interventi per aumentare il riciclo resterà una frazione di residuo che dovrà essere trattata in un grande impianto, si dovrà verificare se l’impianto di Bolzano potrà o meno ricevere i rifiuti dal Trentino. Se sarà confermato che l’impianto altoatesino non sarà sufficiente, allora si dovrà calcolare se il prodotto residuo del Trentino giustificherà un nuovo impianto. E poi, eventualmente, si dovrà decidere cosa costruire, se un termovalorizzatore o un gassificatore, anche se sembra che la seconda ipotesi sia meno sostenuta dalla letteratura».

Tonina dice che i Lavini sono preferibili alle altre due ipotesi, Besenello (lungo la Ss12, dove è in fase di ultimazione il nuovo depuratore “Trento 3”) e Ischia Podetti, perché vicini alle centrali del teleriscaldamento di Rovereto, che diventerebbero sinergiche del nuovo impianto, destinato a creare calore dai rifiuti.

«La rete di teleriscaldamento di Rovereto sarebbe comunque ridotta rispetto alle esigenze di un nuovo termovalorizzatore costruito per trattare tutto il residuo del Trentino (70-80mila tonnellate l’anno, ndr). Quindi anche a Rovereto, come a Trento, servirebbero altri scavi e impianti per distribuire il calore generato dal termovalorizzatore. E poi c’è da sottolineare che l’impianto di Bolzano, quello che la Provincia prende ad esempio, è più riproducibile nell’area di Ischia Podetti, e questo lo dicono i tecnici altoatesini. Senza contare che poi l’area di Ischia Podetti è più baricentrica rispetto ai Lavini, cosa determinante quando pensi a tutto il traffico di tir che il nuovo impianto genererà».

A prescindere di cosa e dove costruire: chi dovrà gestire il nuovo impianto?

«Questo è l’altro tema fondamentale. Fatto salvo che il nuovo impianto dovrà essere al 100% non dannoso per la salute e l’ambiente, si dovrà pensare a chi affidarlo. Di nuovo, invito a guardare all’esempio dell’Alto Adige, dove la gestione del termovalorizzatore di Bolzano è saldamente in mano pubblica, grazie alla grande collaborazione che la Provincia di Bolzano ha mantenuto con i Comuni. Invito la Provincia di Trento a fare altrettanto. Ma ho seri dubbi sulla sua capacità di farlo, se l’assessore all’Ambiente scavalca in colpo solo, per cercare visibilità sui giornali, tutto l’approfondimento in essere sul tema».

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