Società / L’intervento

L’amaro sfogo dell’ex docente: “Noi anziani penalizzati, non riusciamo a trovare un lavoro”

L’amaro sfogo di Di Biasi, ideatore del Festival del cinema archeologico: “Dico no all’idea che i vecchi giochino solo a carte. Rubare il lavoro ai giovani? No. Non ne faccio una questione di elemosina, ma di civiltà”

di Giancarlo Rudari

ROVERETO. «Nei film western i capi tribù pellerossa sono anziani. La loro saggezza è preziosa e tempera gli animi focosi propensi alla guerra. Quanto sarebbe utile oggigiorno!». E invece no, nel terzo millennio, gli anziani sono relegati ai margini del mondo del lavoro.

Lo afferma a chiare lettere Dario Di Blasi, docente in pensione di diritto ed economia dell'istituto Fontana, ideatore del Festival del cinema archeologico (che ha guidato dal 1990 al 2017) del Museo civico trasferendo poi la sua collaborazione a Firenze anche con la casa editrice Giunti, e personaggio conosciutissimo in città dai molti interessi culturali.

Di Blasi, arrivato all'età di 77 anni, si lascia andare ad un amaro sfogo e nello stesso tempo ad una riflessione perché «gli anziani trovano barriere insormontabili alla possibilità di lavorare. Ostacoli burocratici di ogni genere ci mettono seriamente in grossa difficoltà tra partita Iva, mille vincoli e mille preclusioni. Io parlo del mio settore (ma lo stesso discorso vale per moltissime altre realtà) nel quale preferiscono le persone giovani ed inesperte a chi ha tanta esperienza e professionalità. E i "vecchi" che devono fare? Giocare a carte e non lavorare...». 

In effetti, ricorda sempre Di Blasi, la tendenza di emarginare gli anziani è sempre la stessa anche dopo il difficile periodo del Covid 19. Perché «all'inizio della pandemia, quando sembrava si dovesse scegliere se salvare le persone anziane o quelle produttive, i cosiddetti responsabili scelsero di sacrificare gli anziani. Un mare di proteste si levarono a difesa delle persone anagraficamente meno giovani. Fu un episodio ma la tendenza a sacrificare gli anziani rimase. Ne so qualcosa io che, dopo aver chiuso con il Museo civico e la Giunti, incontro mille difficoltà a lavorare, vuoi per risparmi o vuoi per altre ragioni, nonostante abbia una montagna di esperienza. Ho fatto l'esempio dei capi tribù pellerossa perché se trattassero le persone anziane in altro modo, come hanno fatto certe società primitive, probabilmente avremmo maggiore saggezza, maggiore competenza e ci sarebbero anche meno guerre».

Largo agli anziani, quindi. E ai giovani in cerca di lavoro che dice? «Che non voglio rubare il posto di lavoro a nessuno, che non ne faccio una questione di elemosina, ma di questione civile che riguarda tante persone: mi piacerebbe mettere a disposizione la mia esperienza e la mia conoscenza. Certo che mi farebbero comodo delle risorse, ma non è quello il discorso: lo farei anche gratis, ma la burocrazia me lo impedisce per tutti i vincoli che ha imposto sui pagamenti» conclude Di Blasi.

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