Rovereto / Il lutto

Mercoledì alle 15 l’ultimo saluto a Michela Galvagni, scomparsa a 52 anni

Caposala del reparto di Anestesia e rianimazione all'ospedale Santa Maria del Carmine, è stata stroncata da un male senza cura. Il ricordo dei colleghi

di Luisa Pizzini

ROVERETO. Si terranno mercoledì 23 novembre, nella chiesa parrocchiale della Sacra famiglia di Rovereto, alle ore 15, i funerali di Michela Galvagni, 52 anni tra pochi giorni, caposala del reparto di Anestesia e rianimazione all'ospedale Santa Maria del Carmine, stroncata da un male senza cura.


Il treno si è fermato. Michela Galvagni sapeva, da infermiera preparata quale era, che il viaggio stavolta sarebbe stato breve per colpa di un male ancora senza cura.

L'aveva annunciato lei stessa giorni fa con alcuni messaggio postati sui social: per salutare le tante persone che l'hanno affiancata in un pezzo di strada e per condividere i pensieri più profondi, che sono diventati il suo ultimo insegnamento di vita.Avrebbe compiuto 52 anni tra pochi giorni Michela.

E di cose nella sua breve vita ne ha fatte tante. Era caposala del reparto di Anestesia e rianimazione all'ospedale Santa Maria del Carmine, responsabile regionale dell'Irc, Italian resuscitation council, ovvero il gruppo italiano per la rianimazione, un'associazione di medici e infermieri attivamente impegnati nel settore della rianimazione cardiopolmonare intra ed extraospedaliera. «È stata al lavoro fino all'ultimo: giovedì mattina ha dato le consegne, dopo l'ultima visita medica a cui si era sottoposta, purtroppo con speranze sempre più flebili di poter contrastare ancora la malattia».

A raccontarlo sono Giovanni Pedrotti, il primario del reparto, e Maria Vittoria Modena, la collega caposala. «Ci aveva portato le brioche ed avevamo fatto colazione assieme. Poi era rimasta con la collega che la affiancava e ci ha dato gli ultimi consigli. Fino alla fine».I colleghi erano riusciti a starle vicino in questi mesi difficili, anche alla ricerca di una cura che potesse rallentare quel treno che la portava al capolinea. «Ci siamo sempre detti in questo periodo che solo la sua determinazione e il suo temperamento hanno fatto sì che vivesse anche questi mesi in modo esemplare».

Aveva portato avanti il lavoro e i suoi interessi. Ogni volta che poteva inforcava la bicicletta, di solito in direzione del Garda, per respirare la quiete del lago al sorgere del giorno. «La scorsa estate aveva perfino imparato uno sport nuovo, si era fatta insegnare ad andare con il Sup sul quale avrebbe voluto portare anche la sua cagnetta Lilly». In ospedale era riconosciuta come la leader del gruppo: «Se in reparto durante la pandemia da Covid siamo riusciti ad essere sempre un passo avanti al virus, è anche grazie a lei ed alla sua tenacia. Avevamo sempre dei posti letto in più o la pompa e il ventilatore che servivano perché era lungimirante e andava a cercare quello che serviva. O lo faceva lei, che sapeva fare di tutto». Era una personalità che spiccava quella di Michela Galvagni.

Anche per quel suo carattere che poteva sembrare ruvido alle volte, ma che la rendeva autentica. Aveva il coraggio di dire ciò che pensava e anche per questo sapeva allacciare rapporti veri con le persone.«Nessuno metteva in discussione la sua leadership, le venivano sempre riconosciuti il ruolo e le competenze - continuano i colleghi di reparto -. Con i pazienti ha un atteggiamento di comprensione, anche se da coordinatrice non aveva spesso il contatto diretto ma aveva trasmesso quest'attenzione anche agli altri».Michela coltivava passioni anche al di fuori del lavoro: oltre allo sport ed all'impegno col soccorso piste, aveva la musica come compagna nel tempo libero e l'impegno politico che l'aveva portata a sostenere la premier Giorgia Meloni. A dover sopportare il vuoto che lascia una scomparsa così prematura sono soprattutto i suoi genitori: Fernanda e Rolando, ai quali si stringono tutti coloro che hanno conosciuto Michela. Restano il suo sorriso, la sua voglia di fare e di aggiornarsi, di condividere e di assaporare la bellezza. Di un paesaggio, di un momento insieme, di una fatica portata a termine.

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