Cultura / La nomina

Addio al Mart? Dopo la nomina a sottosegretario, Sgarbi confessa: “Adesso devo riflettere”

L’esponente di Rinascimento spiega: “Potrei fare da Roma il telecomandante di una persona che ha una visione simile alla mia”

GOVERNO Ecco chi sono i sottosegretari

di Luisa Maria Patruno

ROVERETO. Vittorio Sgarbi ci teneva e ce l'ha fatta. È entrato nel governo di Giorgia Meloni come sottosegretario alla Cultura. La nomina è avvenuta il 31 ottobre nell'infornata di viceministri e sottosegretari, che hanno completato la squadra di governo. Certo, vista la sua statura come critico d'arte e uomo di cultura, si sarebbe visto bene al posto del ministro Sangiuliano, ma è anche vero che come esponente di «Rinascimento», piccolo movimento da lui fondato, che si è presentato alle elezioni con l'altrettanto piccolo gruppo dei «Noi moderati», che di ministri non ne ha avuto neanche uno, può ritenersi soddisfatto.

Alle elezioni politiche gli era stato concesso di correre nel collegio di Bologna, pressoché impossibile da conquistare per il centrodestra, e infatti fu vinto da Pierferdinando Casini (Pd), ma già aveva affrontato la sfida coltivando la speranza di un incarico di governo. E dopo la sconfitta dichiarò: «Essendo fuori dal Parlamento sono un tecnico e sono un competente quindi sono disponibile a fare il ministro dei Beni Culturali».

Lunedì era felicissimo per l'incarico di sottosegretario che già aveva ricoperto tra il 2001 e il 2002 (governo Berlusconi) con il ministro Giuliano Urbani, con il quale però andò subito in rotta di collisione e per questo durò poco. Ora, il problema che si pone è se il sottosegretario Sgarbi potrà restare alla presidenza del Mart di Rovereto e del Mag o dovrà dimettersi. Lui sostiene che non esiste incompatibilità, ma non ha ancora deciso se dimettersi o no.

«Ho letto le normative - esordisce Vittorio Sgarbi - e non c'è una questione di incompatibilità, semmai di opportunità. Posso fare il sindaco e il presidente. Adesso valuterò se per la mia azione di sottosegretario sia più utile l'indipendenza rispetto a ruoli locali, oppure, tenuto conto che voi avete il privilegio dell'autonomia, io possa considerare che l'autonomia del Trentino Alto Adige mi consenta di ritenere la presidenza del Mart autonoma, permettendomi di proseguire l'attività».

«In ogni caso - aggiunge il professor Sgarbi - in qualunque ruolo io voglia muovermi, ne parlerò con il presidente Fugatti con il quale certamente potremmo condividere un nome per il Mart. Ricordo che io ho fatto il presidente gratis, quindi molto facilmente potrei fare a distanza lo stimolatore o il telecomandante di una persona che ha una visione simile alla mia».

Sgarbi ripete che non ha deciso di lasciare, anzi tra le tante cariche che ricopre, proprio la presidenza del Mart oltre a quella del Mag (Museo dell'Alto Garda) di Riva, sono quelle per le quali ha un occhio di riguardo: «È chiaro che l'arcipelago trentino, posso considerare che è autonomo, ma ci devo riflettere. In ogni caso non abbandonerò il Trentino. Avrete in me un'attenzione particolare e comunque si potrebbero considerare queste cariche un'estensione del mio ruolo primario di sottosegretario. Io ho cariche in tutta Italia. O rinuncio a tutte o le ritengo parte di un mosaico della mia attività».

L'assessore provinciale alla cultura, Mirko Bisesti, alla notizia della nomina di Sgarbi commenta: «Siamo molto contenti e per noi è motivo di orgoglio ed è certamente stato scelto per le sue competenze. Ci auguriamo che possa restare presidente del Mart, perché non ci risulta che esista incompatibilità, e oltre tutto svolge l'incarico gratis. Nel suo ruolo di sottosegretario può rafforzare l'azione culturale con beneficio per il Trentino».Il presidente del Patt ed ex senatore, Franco Panizza, che Sgarbi ha voluto al suo fianco al Mart, perché si occupasse di curare per lui i rapporti con il territorio, ieri era felice per la nomina a sottosegretario, ma anche un po' smarrito. Panizza è infatti dipendente provinciale e in questa veste aveva iniziato a collaborare con il presidente del Mart.

Ma se ora Sgarbi dovesse dimettersi da presidente, che ne sarà di Panizza? Tornerà ad occuparsi d'altro negli uffici della Provincia? «Io da dipendente della Provincia - spiega Panizza - sono stato messo a disposizione su richiesta di Sgarbi al Mart. Così potrei andare in comando al ministero della Cultura a Roma per continuare a collaborare con lui. Devo confessare che non mi dispiacerebbe».Va rilevato infine che tra i viceministri e i sottosegretari non c'è nessun trentino. La nostra Provincia dunque resta fuori dal governo. Nulla da fare per il deputato Andrea de Bertoldi (FdI), l'unico con qualche chance, né per Michaela Biancofiore (Noi Moderati).

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