Salute / Il caso

Pronto Soccorso di Rovereto, i medici minacciano le dimissioni in blocco: «Grave carenza di personale, siamo sfiniti»

L’organico dovrebbe essere di 14 unità, ce ne sono 6 per coprire tutti i turni, notti e festivi compresi: «Ai piani alti dell’Azienda sanitaria dovrebbero saperlo, ma si va avanti a soluzioni tampone»

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di Matthias Pfaender

ROVERETO. «Abbiamo presentato all'azienda la possibilità di dimetterci in blocco». In questa frase tutta la gravità della situazione al pronto soccorso di Rovereto. A riferirla un dirigente medico del ps del Santa Maria del Carmine con molti anni di anzianità di servizio. «Non siamo mai stati in una emergenza simile - spiega -. Siamo tutti in burn out (grave condizione di stress, associato al contesto lavorativo, ndr). Chi più chi meno. Personalmente, io ritengo di averne tutti i sintomi».

Le insostenibili condizioni di lavoro del pronto soccorso lagarino sono state denunciate ieri sull'Adige dal segretario provinciale della Uil Flp sanità Giuseppe Varagone.

Ed oggi vengono rilanciate dall'interno. Il medico che parla all'Adige lo fa solo dietro garanzia dell'anonimato. Le direttive interne all'Apss prevedono forti sanzioni per chi parla con la stampa senza autorizzazione dall'alto. «Il problema principale è la mancanza di personale. In teoria dovrebbero esserci 14 unità effettive. Non ci sono da tanti anni.

Per diverso tempo siamo stati in otto. Ora un collega se ne andrà a Bolzano, e una andrà in pensione. Resteremo in sei dalla prossima settimana». Sei medici per tutto il pronto soccorso. Per capire quanto siano pochi basta guardare a quella che è l'organizzazione dei turni del reparto: due medici in turno di mattina, dalle 8 alle 15. Altri due in turno serale (15-22). Uno copre l'osservazione breve, 12 ore dalle 8 alle 20. Ed uno copre il turno notturno. In tutto, sei persone sull'arco delle 24 ore.

Non serve essere dirigenti d'azienda per capire che un organico di sei persone è gravemente insufficiente. Non si possono fare non solo le ferie, ma neanche i riposi. «È molto stressante - sottolinea il medico -. E quando sei stanco puoi avere paura di sbagliare». O sbagliare.Il carico di lavoro sul pronto soccorso di Rovereto, già riferimento per tutta la Vallagarina e gli Altipiani Cimbri, è dato dall'ampliamento, negli ultimi due anni, del bacino di utenza alle sponde nord del Lago di Garda, da Malcesine a Tremosine. In più, c'è il ritorno in ps di tante persone non urgenti che, invece di rivolgersi al medico di base o alla guardia medica, vanno ad intasare le sale d'aspetto in codice verde o bianco.

Una dinamica perniciosa che il Covid aveva stoppato ma che negli ultimi mesi, col venire meno della paura, si sta riproponendo.E quindi stavolta i medici del ps hanno deciso di farsi sentire.

In un recente incontro con il direttore sanitario Michele Sommavilla è stata presentata la clamorosa possibilità di andarsene tutti in blocco. «Poi non lo faremo mica - spiega il medico all'Adige -. Per senso di responsabilità verso la comunità ed i pazienti, cercheremo di resistere. Ma non so fino a quando. Del resto lo dovrebbero sapere anche ai piani alti dell'Apss che ognuno di noi sei troverebbe un altro posto di lavoro il giorno stesso delle dimissioni».

Basta guardare a Bolzano, vera sirena per i medici roveretani, che a 80 chilometri di autostrada trovano turni più umani e più soldi.

Staremo a vedere. Intanto al ps di Rovereto si va avanti facendo i salti mortali, con l'aiuto importante dei medici neolaureati che il primario Fabio Malalan è riuscito ad integrare nella squadra con grande successo. Ma si tratta di un aiuto operativo che, per quanto prezioso nel lavoro quotidiano, non può garantire giorni di ferie o di riposo, in quanto i ragazzi non possono certo essere lasciati soli. «Un po' ci danno una mano i chirurghi, e qualche turno lo coprono i colleghi del 118». Ma si tratta di soluzioni tampone.

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