Impiego / Il caso

Cgil contro gli albergatori: “Decine di addetti sottopagati, per questo motivo non trovate personale”

La denuncia arriva da Luigi Bozzato della Filcams Cgil. Il sindacalista replica al titolare dell'Hotel Rovereto Marco che lamentava la carenza di gente disponibile a lavorare d'estate e nei fine settimana, soprattutto per alcune figure specializzate come i cuochi

APPELLO L'albergatore Zani: "Cerco cuochi, ma non li trovo"

di Francesco Terreri

ROVERETO. Almeno una trentina di lavoratori e lavoratrici dipendenti da società che hanno in appalto servizi alberghieri, come il riassetto stanze, le pulizie, il facchinaggio, sono sottopagati rispetto ai contratti firmati dai sindacati maggiormente rappresentativi. Per giunta, tra le aziende e cooperative in appalto, spesso di fuori Trentino, alcune risultano collegate con il gruppo veneto Cegalin, sotto inchiesta a Milano per frode fiscale, destinatario di un sequestro preventivo di 22 milioni di euro operato dalla Guardia di Finanza in base al decreto del pubblico ministero Paolo Storari e recentemente commissariato.

La denuncia arriva da Luigi Bozzato della Filcams Cgil. Bozzato replica all'intervento del titolare dell'Hotel Rovereto Marco Zani (l'Adige del 14 aprile) che lamentava la carenza di personale disponibile a lavorare d'estate e nei fine settimana, soprattutto per alcune figure specializzate come i cuochi.

«Da un paio di anni - sostiene Bozzato - sentiamo ripetere come un mantra che nel turismo non si trovano lavoratori e si vanno a individuare le scuse più strampalate e balzane: prima si afferma che gli ammortizzatori sociali creano un esercito di scansafatiche, ora che nessuno vuole lavorare il fine settimana. Perché il signor Zani non ci dice se ha esternalizzato alcuni servizi del suo hotel? E in caso affermativo è possibile chiedere se si è peritato di capire quale contratto nazionale viene applicato dall'azienda alla quale ha affidato il servizio?».

«Potremmo scoprire, come gli è stato notificato oltre un anno fa - prosegue Bozzato - che l'Hotel Rovereto toglie le commesse alle aziende trentine, che magari poi iniziano ad avere problemi di redditività e finiscono in liquidazione anche per questo, e le consegna ad aziende lombarde o liguri che applicano contratti nazionali pirata non firmati da Cgil, Cisl e Uil ma da sindacati di comodo che fanno dumping e la cui paga oraria è anche di due euro inferiore a quella dei contratti nazionali leader. Se la filosofia è questa - conclude Bozzato - è facile applicarla prima ai lavoratori in appalto e poi a quelli diretti. Siamo sicuri che un sistema virtuoso si possa reggere su queste basi? A queste domande dovrebbe rispondere il signor Zani e quelli che continuano a lamentarsi dei lavoratori fannulloni e non parlano della pirateria contrattuale importata nel nostro Trentino».

Per quasi vent'anni, fino al dicembre 2020, l'Hotel Rovereto aveva affidato alcuni servizi alla cooperativa Mimosa, che applicava il regolare contratto multiservizi. Mimosa è proprio la coop rivana messa in liquidazione nei giorni scorsi anche perché ha perso una serie di appalti. Le società subentranti invece, sostiene il sindacato, applicano contratti più svantaggiosi per lavoratrici e lavoratori, spesso pagandoli a letti fatti e non a ore. Sono queste le condizioni di lavoro dei circa 30 addetti degli appalti, metà di Rovereto, metà di Trento, su un totale di 600 dipendenti degli alberghi della città della Quercia e del capoluogo.

Alcune di queste società sono collegate alla rete di subappalti del gruppo Cegalin. Secondo la procura di Milano, che nel luglio scorso ha ordinato il sequestro di beni e quote societarie del consorzio, operava un meccanismo attraverso il quale il gruppo ha esternalizzato il lavoro avvalendosi di cooperative le quali, però, non avrebbero versato i contributi previdenziali ai lavoratori né l'Iva. E con un sistema di false fatture, poi, sarebbero stati dirottati soldi all'estero.

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