Industria / Il nodo

Caro energia, l'idea di Briosi: un parco solare in zona industriale a Rovereto, «alla Metalsistem funziona, produciamo l’80% del fabbisogno»

L’industriale ci parla della sua lungimirante idea, dieci anni fa ha piantato i pannelli solari sulla fabbrica: «abbiamo investito otto milioni, ma ce li siamo ripagati»

di Nicola Guarnieri

ROVERETO. Parlando di rincari esplosivi dell'energia potrebbe far sorridere citare come esempio virtuoso un imprenditore... illuminato. Più che giusto, però, è doveroso perché il contraccolpo economico della guerra che ha fatto schizzare alle stelle i prezzi sta seriamente rischiando di lasciare un deserto produttivo, con aziende costrette a chiudere e ricadute sociali disastrose.

La Metalsistem di Antonello Briosi, invece, resiste. E, anzi, rilancia. Da anni l'imprenditore ha «foderato» il tetto dello stabilimento in zona industriale con pannelli fotovoltaici che garantiscono l'80% del consumo «in house». Ed ora sta progettando un allargamento per arrivare a coprire il restante 20%.

Oltre che virtuoso, dunque, lungimirante?

«Direi di sì visto che abbiamo adottato questa soluzione in tempi non sospetti, investendo sul fotovoltaico dieci anni fa».

E l'autoproduzione copre una percentuale decisamente alta di fabbisogno?

«Siamo circa all'80% anche se adesso sta calando perché aumentano i consumi. Per ovviare stiamo già lavorando su altri tetti, stiamo progettando di implementare questo impianto che ha dimostrato ampiamente di funzionare a dovere».

Le bollette, insomma, non vi spaventano?

«L'impatto non è certo indolore perché dobbiamo comunque pagare il gas per il riscaldamento. Abbiamo aree interne importanti e il costo del riscaldamento lo senti. E sentiamo anche la parte elettrica che manca. Diciamo che la bolletta è sempre milionaria ma è assorbibile».

La scelta di sfruttare il sole per far funzionare la fabbrica, però, sta aiutando molto.

«Sì, ma abbiamo avuto lungimiranza nell'affrontare la sostenibilità a 360 gradi su tutti i fronti. L'azienda è partita 50 anni fa proprio con obiettivi di sostenibilità. Ora si deve stare al passo con le tecnologie e comunque puntare su un'efficienza competitiva».

Oltre all'autoproduzione energetica Metalsistem mira all'impatto zero, c'è una sfida ecologica?

«Il nostro obiettivo, seppure lentamente, è di arrivare proprio all'impatto zero. E siamo soddisfatti di aver preso questa strada ma tutto nasce dalla filosofia di partenza: azienda artigiana che deve essere compatibile, integrata nel territorio. Ma si accorgono di noi imprenditori quando manchiamo».

Nel senso di tasse versate e soldi da spendere sul territorio?

«Le imprese portano beneficio, ricchezza sul territorio derivata dai compensi e dalla tassazione. Siamo le classiche pedine del sistema che finché tutto funziona viene additato come speculatore, come industriali che mangiano i bambini, e quando si fermano diventa un problema perché non entrano più le tasse. Nel nostro caso, al di là di quelle fisse, abbiamo sempre garantito gli introiti fiscali visto che da mezzo secolo chiudiamo sempre il bilancio con il segno più e questo dà una grossa mano al sistema territorio trentino. E poi ci sono i compensi al personale che vengono spesi qui».

La Metalsistem è una sorta di esempio di autarchia. La zona industriale di Rovereto potrebbe diventare un parco solare di produzione energetica?

«Sì, si potrebbe davvero trasformare i tetti delle fabbriche in una sorta di centrale elettrica. Servono investimenti, ovviamente, ma alla fine si paga».

Quanto costa mettere i pannelli fotovoltaici sul tetto di uno stabilimento?

«Noi abbiamo investito 8 milioni di euro ma in nemmeno dieci anni ci siamo pagati l'impianto. La conversione delle aziende, però, sarebbe davvero importante, tanto più che oggi, a pari superficie, si produce cinque volte di più rispetto al passato. E non c'è alcun problema per ricoprire i tetti. Anzi, sono una grande opportunità».

L'ente pubblico non potrebbe inserirsi in questa conversione magari con dei contributi ad hoc?

«Sarebbe una bella cosa. Anche perché spazio ce n'è davvero e un'azienda medio-grande potrebbe essere autosufficiente mentre quelle piccole produrrebbero energia da infilare nella rete e quindi a beneficio dei cittadini. Tra l'altro, rispetto all'investimento che abbiamo fatto noi, oggi costerebbe pure meno e renderebbe di più».

Al di là dell'energia c'è il prezzo delle materie prime a mettere in crisi l'industria.

«Noi acquistiamo acciaio dalla Arvedi, che è a impatto zero perché recupera rottami ed è nostro partner. Purtroppo è penalizzata perché usa un forno elettrico. Eppure dice che ha ridotto la produzione per salvaguardare il meccanismo, ovviamente aumentando i prezzi ma non fermando la produzione».

Oltre al fotovoltaico, non si potrebbe sfruttare l'eolico? Lei, insieme a Renzo Piano, aveva inventato il mulino da rifugio.

«Purtroppo in Trentino l'eolico non funziona. Al di là dell'aspetto estetico, non c'è vento regolare che possa dare fornitura regolare».

Al di là della nuova crisi energetica, Metalsistem gode di ottima salute. Le commesse sono tante - da Amazon a Rana e all'estero - ma ha bisogno di personale.

«Quando siamo partiti eravamo l'azienda più giovane d'Italia, ora siamo la più vecchia. Abbiamo bisogno di turn over e infatti stiamo cercando ingegneri meccatronici da assumere. Approfitto per lanciare l'appello: ci serve personale qualificato per soddisfare tutte le commesse».

Il lavoro non manca, per fortuna, ma come fate con i costi?

«Questo è un problema. Perché i prezzi delle materie prime cambiano di giorno in giorno mentre noi i contratti con i clienti li facciamo prima e non possiamo certo rimodularli dopo».

Il mercato sta impazzendo?

«Pare di sì. In questo momento sta accadendo una cosa anomala: nonostante la riduzione volontaria, voluta e programmata di produzione di acciaio il prezzo continua ad aumentare. Perché si è innescato un meccanismo dove l'energia sta creando costi tali per cui l'acciaieria produce meno con meno ricavi e meno profitto, fa mancare sul mercato il prodotto e i costi schizzano».

Come chiuderete quest'anno assurdo?

«Nonostante tutto, credo che il 2022 per noi sarà un anno record».

comments powered by Disqus