Guerra / Il caso

Rovereto: suona la sirena del mezzogiorno, i piccoli ucraini fuggono a nascondersi. E ora si chiede di spegnerla

Ospitati all’Ostello, poco lontano dalla torre civica, i profughi sono terrorizzati dal suono che ricorda loro i bombardamenti. Il caso in Consiglio Comunale: «Ma invece di siulenziarla, meglio spiegare cosa significa per noi»

di Nicola Guarnieri

ROVERETO. La guerra cambia tutto: colori, odori, sensazioni. E trasforma i suoni divenuti abitudine in stati d'ansia, in paura. Come la sirena del mezzogiorno, un monito che ricorda ai roveretani che i conflitti bellici portano solo morte e distruzione e in questo periodo è un lugubre pugno nello stomaco. Tanto da spingere decine di cittadini a chiedere al sindaco Francesco Valduga di sospendere quel rito, almeno fino a quando in Ucraina non tornerà la pace.

A rendere più forte la richiesta, per altro, è un episodio che non passa inosservato perché tocca le coscienze di tutti. E riguarda i bambini, quelli in fuga dalle bombe russe che sono approdati all'ostello di via Scuole senza capire bene dove si trovassero. Ma che al suono della sirena del mezzodì sono ripiombati nel terrore.

É lo stesso gestore della struttura Francesco Serafini a raccontarlo. «Sono donne e bambini distrutti da un lungo viaggio e da cose atroci che, viste in tivù, per quanto atroci, hanno spesso un sapore di distanza surreale. I loro occhi, gli occhi dei più piccoli, non mentivano. Voglio condividere un piccolo episodio che mi ha segnato nell'animo. Come ricordo della seconda guerra mondiale, tante città italiane conservano sirene nelle più alte torri civiche. Servivano per avvertire la popolazione affinché potesse correre nei rifugi antibombardamenti. Come tutti i giorni a Rovereto, alle 12 in punto, anche stamattina, la sirena ha ululato il suo ricordo lontano di guerra. In pochi secondi, le famiglie che ospitiamo si sono riversate in ufficio, chiedendo con occhi di terrore dove potessero rifugiarsi. Abbiamo impiegato qualche minuto per fargli capire che non c'era di che preoccuparsi. Credevano davvero che la guerra avesse potuto seguirli fin qui. Rimane la sensazione che, pur nella tranquillità delle nostre vite, pur a migliaia di chilometri, queste persone avessero ancora rumori e ricordi che facevano male. Benvenuti cari amici e che la guerra possa finire al più presto per fare tornare negli occhi spaventati di questi bambini le cose belle della vita...».

L'ex consigliera comunale Elisa Colla lancia l'appello a zittire, almeno per un po', quel lugubre richiamo. «Confesso che ora il suono della sirena dà un certo brivido anche a me. Mi chiedo, senza voler urtare la sensibilità dei nostalgici, se si possa valutare di mettere in stand-by per qualche mese quel suono che ora sa di allarme più che mai. Se fino a un mese fa aveva un significato andava bene ma adesso crea allarme. Fa paura a noi che non abbiamo motivo e credo quindi che si potrebbe fare una riflessione. L'altro giorno, a mezzogiorno, ero al bar con degli amici e quando è partita la sirena si sono zittiti tutti. Sono anni che la sentiamo ma adesso mette i brividi. Non voglio affatto fare polemica, ci mancherebbe altro, ma la sirena della torre civica fa paura. Per questo invito ad una riflessione».

La questione è approdata in Comune e ne discuterà in giunta. «Se ne può parlare. Ne discuteremo col sindaco e vedremo cosa fare. spiegano la vice Giulia Robol e l'assessora alla cultura Micol Cossali - Se questo aiuta a togliere ansia che pensiamo che si possa fare».

Proprio il primo cittadino Francesco Valduga, però, richiama tutti a non esagerare e non travisare uno dei simboli della città. «Mi dispiace molto per il primo impatto che hanno avuto le famiglie arrivate all'ostello della gioventù. Però è stata data loro una corretta spiegazione di cosa significa per noi la sirena. Ripeto, dispiace se si sono spaventati e ovviamente c'è rammarico rispetto a ciò che è stato. Ma, come detto, è stato poi spiegato qual è il senso della sirena che scandisce i tempi della giornata. Rispetto e dispiacere ma anche nello stesso la spiegazione che è stata non a caso compresa nel suo significato che è totalmente diverso. Ovviamente avremo modo di verificare come verrà recepita nei prossimi giorni. Noi siamo una comunità accogliente e credo che siano questi gli aspetti che prevalgono. E la sirena è una tradizione, un uso diverso dalla guerra. Tant'è che quando si è rotta è stata ripristinata perché è una tradizione che va avanti e se viene spiegato qual è il senso credo che debba proseguire».

Anche il presidente dell'associazione «Psicologi dei popoli» Daniele Barbacovi concorda con il sindaco: «Sì, sappiamo che è un trauma ma credo sia meglio spiegarglielo piuttosto che interrompere. La stessa sensazione, tra l'altro, ce l'hanno i miei colleghi israeliani».

La torre civica, che sovrasta l'antica via della Terra, fu eretta nel 1500 sopra ad una delle porte di accesso della prima cinta muraria della città, costruita dai Castelbarco verso il 1300. L'orologio venne collocato nel 1519 e da allora segna le ore dei roveretani, prima con il campanone che suonava il mezzodì e la campanella per chiamare i ragazzi alla scuola, mentre oggi il mezzogiorno viene segnalato quotidianamente dal suono della sirena. Che risale all'epoca austriaca, probabilmente a inizio secolo. Ma ha un significato che è rimasto nella sensibilità collettiva da tempo: in origine serviva a scandire gli orari dei turni di lavoro, in guerra allertava la popolazione prima di un bombardamento. Nel dopoguerra è usata sia in caso di emergenza (si pensi alle evacuazioni per il disinnesco bombe) sia per segnare, appunto, la pausa del mezzogiorno: una certezza per ogni roveretano.

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