Pensionati / Disagi

Rovereto, l’Università della Terza età ancora sospesa, la protesta degli anziani

Circa 1.600 utenti, i corsi sono stati interrotti bruscamente dalla pandemia, ma in città ripartiranno solo nel prossimo febbraio. E con un problema in più: manca una sede

di Nicola Guarnieri

ROVERETO. Sospesa bruscamente per Covid l'anno scorso, l'Università dell'età libera prova a rifare capolino anche se solo a partire da febbraio 2022. Un'«assenza» che pesa ancorché necessaria per garantire la sicurezza. Ma che soprattutto, come sottolinea l'assessore alle politiche sociali Mauro Previdi, priva 1.600 persone con capelli invernali di socializzazione.

Tanti, infatti, sono gli iscritti ai vari corsi, sia fisici che culturali.La ripresa dell'attività, però, avverrà con una novità che, di fatto, alza l'anagrafe per potersi iscrivere. Dopo anni di apertura anche ai quarantenni, dal prossimo anno si torna agli over 50.

Un tempo, d'altro canto, si chiamava Università della terza età ma poi la soglia di ingresso è scesa per consentire a più gente di partecipare. Ora si torna dalla mezza età in su. Per accompagnare questo periodo di vacanza dal ritorno, diciamo così, in aula, si sono però mossi i musei della città che offrono proposte accattivanti proprio agli orfani dell'ateneo alternativo.

Tanto che il Comune spedirà i pieghevoli con il programma al domicilio degli iscritti che, per colpa della pandemia, si sono visti troncare i corsi di colpo.

«È stato un anno di grande sofferenza per l'amministrazione - conferma Mauro Previdi - Siamo stati costretti a subire il Covid e quindi abbiamo nostro malgrado sospeso l'attività dell'Università dell'età libera. E con questa decisione, assunta ovviamente per ragioni di sicurezza, abbiamo perso opportunità di aggregazione e relazioni, che sono le parole d'ordine del Comune. Questo, chiaramente, ha riacutizzato i problemi di solitudine in tante persone ma anche fisici visto che sono state cancellate anche le lezioni di ginnastica».

In tanti, passata la fase acuta della pandemia, hanno però sollecitato un ritorno degli incontri. «Abbiamo avuto tante richieste, c'era voglia di ripartire. Abbiamo eseguito numerosi sopralluoghi e rilievi negli spazi deputati ad accogliere i corsisti ma, purtroppo, non c'era alcuna possibilità di garantire la sicurezza. Questa, tra l'altro, si aggiunge ai circoli anziani che hanno chiuso perché è troppo pericoloso tenerli aperti ed anche perché la normativa prevede che ci sia un responsabile e non si può chiedere ad un presidente di assumersi lui la responsabilità per eventuali contagi. Insomma, tutti i luoghi di aggregazione e socializzazione sono stati sbarrati dalla pandemia».

Il Covid, insomma, ha stoppato un progetto di relazioni che dura da anni e che, tra l'altro, consente di monitorare il territorio e soprattutto quella fascia di popolazione più avanti con gli anni. «I partecipanti si ritrovano anche fuori dall'Università, si autoorganizzano per esempio corsi di pittura. Si creano, appunto, relazioni che vincono la solitudine. E questo è uno dei motivi per cui non abbiamo mai voluto esternalizzare il servizio».

Eh già, perché l'Università dell'età libera è prerogativa del Comune che, rispetto ad altri enti pubblici, preferisce tenersi il progetto in casa e non affidarlo ad una cooperativa esterna. «Per noi è importante avere un rapporto diretto con le persone e con gli operatori proprio perché ci restituiscono la fotografia della società».

Manca, però, una sede. «Purtroppo non c'è e da tempo stiamo cercando una soluzione. Fino all'anno scorso i corsi erano distribuiti qua e là e il prossimo anno, da febbraio 2022, saranno ospitati insieme alla Beata Giovanna, spazio ideale perché è centrale ed ha un parcheggio importante vicino. Ma in futuro dobbiamo reperire una sede vera e propria dove concentrare le lezioni». Tra le ipotesi che il Comune ha valutato per allestire la sede permanente dell'Università dell'età libera ci sono palazzo Balista e l'ex Catasto. «Ma servirebbero interventi importanti di sistemazione anche per offrire spazi ampi visto l'elevato numero degli iscritti. Il secondo andrebbe meglio ma non è di proprietà comunale».

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