Salute / Il caso

Troppi sanitari «no green pass», l’ospedale di Rovereto deve chiudere il centro Dialisi tre pomeriggi a settimana

Sarebbero una quarantina gli addetti, su circa 500 che lavorano in ospedale, ma si fanno sentire le prime conseguenze (per i pazienti dializzati)

di Luisa Pizzini

ROVERETO. Il Centro dialisi dell'ospedale Santa Maria del Carmine di Rovereto è costretto a ridurre l'orario di apertura, chiudendo il reparto per ben tre pomeriggi a settimana. Da martedì scorso, e fino a nuovo ordine, niente più trattamenti dopo le 13.

E sarà così anche oggi e sabato. La decisione non rientra in un una semplice riorganizzazione ma è conseguenza (la prima per il Santa Maria del Carmine) dei provvedimenti che l'Azienda provinciale per i servizi sanitari sta prendendo nei confronti dei suoi dipendenti che non hanno ancora adempiuto all'obbligo della vaccinazione anti Covid-19.

Per questo motivo anche a Rovereto mancano all'appello soprattutto infermieri e l'attività, in questo caso del centro che si occupa delle dialisi dove ci sarebbe una carenza di sette persone, deve subire un rallentamento.

Il direttore del Centro dialisi al Santa Maria del Carmine è il dottor Giuliano Brunori, che coordina un reparto recentemente rinnovato con dodici posti dialisi con rene artificiale e dipende funzionalmente e organizzativamente dal reparto di Nefrologia dell'ospedale di Trento. Si rivolgono al centro di corso Verona tutte le persone che necessitano del trattamento emodialitico nel distretto Vallagarina. Sono all'incirca quaranta per un totale di oltre 6 mila sedute all'anno, incrementate dal giugno del 2019 proprio grazie ai lavori che hanno reso il centro più efficiente.

Si tratta dunque di un riferimento importante per il territorio, che in questo caso è tra i primi servizi ospedalieri a risentire della situazione. Stiamo parlando delle sospensioni dei sanitari a causa del mancato rispetto dell'obbligo vaccinale.

Nei giorni in cui si parla dell'obbligo di green pass per il lavoro, infatti, dobbiamo ricordare che per i sanitari vige invece l'obbligo di vaccinazione. Non basta un tampone negativo esibito ogni 48 ore, bisogna essere in regola con il vaccino per poter lavorare. O meglio, si dovrebbe.

Sarebbero quaranta i sanitari ed i tecnici (pare Oss ed infermieri, principalmente) che ne sono sprovvisti al S. Maria del Carmine su un totale di oltre 500 dipendenti. Dopo le prime sospensioni comunicate dall'Azienda provinciale per i servizi sanitari a settembre, ora dunque sarebbero le nuove sospensioni e quindi la carenza di personale a imporre un taglio di alcuni servizi. Come la dialisi, appunto, trattamento salvavita con un disagio non di poco conto per quei pazienti che dovranno rivolgersi agli altri centri dialisi del territorio.

«Il Centro dialisi di Rovereto rimarrà chiuso per tre pomeriggi a settimana» conferma Silvano Parziani, della Cisl funzione pubblica. «Ma questo temo sia solo il primo dei problemi che si stanno delineando per l'ospedale cittadino», aggiunge. Del resto proprio il Centro dialisi era tra i servizi su cui era stata posta l'attenzione un mese fa, quando i sindacati avevano iniziato a fare i conti del personale che sarebbe venuto a mancare per le sospensioni.

Ma c'è anche un'altra questione che si sta delineando in questo contesto: «Se è vero che non tutti i lavoratori della sanità non vaccinati sono stati sospesi, significa che alcuni di loro lavorano comunque. Pare lo facciano esibendo regolarmente il tampone negativo» spiega ancora Parzian. «Ma i nostri assistiti che invece sono a casa da settembre sospesi e senza stipendio si chiedono come sia possibile e soprattutto chiedono una parità di trattamento rispetto a questi colleghi», sottolinea l'esponente della Cisl. 

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