Pestati dal branco, in due all'ospedale Baby gang in azione in pieno centro a Rovereto Spacciano e terrorizzano i coetanei

di Matthias Pfaender

 

Calci e pugni in due, tre, dieci contro uno. "Punizioni" per colpe inventate al momento: uno sguardo, un "post" sui social network sgradito. O anche meno. In tanti contro uno, e tutt'attorno gli altri della gang, pronti a riprendere con i telefonini il pestaggio, schernendo la vittima e replicando all'infinito l'umiliazione della violenza, diffondendo sui vari gruppi di coetanei il video. Giovani, giovanissimi, pronti a picchiare con violenza belluina.

Nel video, un altro episodio accaduto sempre in centro a Rovereto.

Tredicenni che menano pugni sulla nuca di un coetaneo immobilizzato da un compare. Oppure 18enni, ventenni, pronti a mandare all'ospedale due sconosciuti di trent'anni, colpendoli con pugni e calci, solo perché si erano "messi in mezzo" mentre le stavano dando a un terzo ragazzo, reo di non avere abbassato lo sguardo mentre passeggiavano in branco in centro. "Rovereto violenta". Non è solo il titolo della strepitosa pagina Facebook che da tanti anni sbugiarda con caustica ironia i peccati della città, a cominciare dal suo atavico "lamentismo". Rovereto, in parte, violenta lo è davvero. Sempre di più. E la sufficienza con cui per troppi anni si è sottovalutata questa dinamica, riconducendo sempre ogni segnale a "cose da ragazzini" o relativizzando all'infinito ("ma cosa vuoi che sia, vai a vedere che succede alla periferia di Milano") è parte del problema.

C'è una baby gang che opera a Rovereto. Tra i 15 ed i 20 ragazzi. Appena maggiorenni o poco più grandi. Spacciano, picchiano, spaventano. Diversi i pestaggi riconducibili a loro nel corso dell'ultimo mese. Uno, con certezza, è avvenuto sabato scorso. Erano circa le 19 quando, transitando in gruppo per via Manzoni, davanti ai giardini pubblici (all'ingresso del parcheggio interrato), hanno preso di mira una coppia di coetanei, un ragazzo e una ragazza, che aspettavano l'autobus per Riva. Si sono scagliati contro il ragazzo in dieci, colpevole di uno sguardo di troppo, vero o presunto. Un cittadino roveretano di trent'annni e sua moglie, transitando con l'auto, hanno visto la scena. Si sono fermati per fare da pacieri, se le sono prese anche loro: pugni e calci. Tanti da mandarli all'ospedale e ricevere dieci giorni di prognosi ciascuno per le contusioni riportate al viso, al costato e alla schiena. Il branco se l'è presa anche con l'auto: scarpate sulle portiere e un fanalino rotto.

I teppisti si sono dileguati solo all'arrivo delle sirene della polizia, che la donna è riuscita a chiamare nel corso della colluttazione. Nel frattempo, durante l'aggressione, non una delle tante altre auto che transitavano per via Manzoni, a quell'ora sempre piena per il traffico di rientro, si è fermata.
Ma l'arrivo degli agenti ha segnato solo una pausa nella serata da incubo della coppia. Proprio mentre stavano andando in ospedale, all'incrocio tra via Tommaseo e il Corso Rosmini, i due sono stati raggiunti dal branco, che si era solo allontanato. Stavolta i bulli hanno raccolto bolognini di porfido per bersagliare l'auto, alla cui guida c'era un cittadino dolorante, colpevole di non aver fatto finta di non vedere la violenza di strada e di essersi messo in mezzo. Di fronte al branco armato di pietre, i due trentenni hanno richiamato le forze dell'ordine. Questa volta sono arrivati sia la Polizia che i Carabinieri, con due pattuglie. Ed hanno fermato cinque-sei di questi picchiatori che, per niente intimoriti dalle divise, hanno continuato a minacciare i due malcapitati. Due giorni dopo, lunedì mattina, la coppia di trentenni ha presentato denuncia.

Sembra che la gang non sia nuova alle forze dell'ordine cittadine. Spadroneggia tra vicolo Parolari, via Manzoni e il parcheggio dell'Urban City, un triangolo che per i coetanei della città è diventato un luogo a rischio. Fanno paura, minacciano e spacciano, e le forze dell'ordine non sono ancora riusciti a pizzicarli in flagrante. Perché le denunce, contro questi vandali, sono pochissime. Perché le loro vittime sono per lo più coetanei, e l'omertà di chi subisce le violenze o vi assiste è totale. E quindi Polizia e Carabinieri non possono che aspettare il momento in cui li prenderanno con le mani nel sacco, mentre cedono il fumo o spaccano i denti a un disgraziato.

Poi ci sono gli altri. Quelli più giovani di quattro, cinque o sei anni. Adolescenti poco più che bambini che si ispirano alle malefatte dei più grandi, e cercano di imitarli, come fossero la squadra "primavera" di una società di calcio. Ma quello che gli difetta in età ed esperienza lo compensano in ferocia. L'Adige ha recuperato un video. Uno dei tanti che gira tra le chat dei minorenni. È un pestaggio violentissimo che un adolescente ha subito, qualche giorno fa, proprio nell'area giochi del parchetto della Cassa Rurale, in via Manzoni. In due lo picchiano mentre una decina di coetanei assiste, filmando col cellulare ed inneggiando alla gang. Il tutto per uno screzio nato su Instagram.

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