Il Cibio non verrà più a Borgo Sacco

di Matthias Pfaender

Il Cibio, il Dipartimento di biologia cellulare, computazionale e integrata dell'Università di Trento, non sarà trasferito a Borgo Sacco. Almeno, non "tutto" il Cibio. Per "Progetto Manifattura" si sta preparando in Provincia un altro progetto: una cittadella della ricerca, un polo tecnologico da mettere al servizio in via trasversale ai dipartimenti scientifici dell'università di Trento, delle start-up fuoriuscite generate in seno all'ateneo ed alle industrie che andranno ad insediarsi nella "be factory" di Progetto Manifattura, il nuovo quartiere di capannoni coi tetti piantumati disegnato da Kengo Kuma. Il progetto è ancora in fase embroniale, tanto da non avere ancora un nome.

Ma su esso punta tantissimo sia l'università che la Provincia, e soprattutto l'assessore Achille Spinelli, che proprio sul trasferimento di Cibio ci ha messo la faccia. «Il Cibio verrà qui» diceva appena l'8 settembre scorso, commentando gli ultimi giorni del mega cantiere che ha ricucito la cesura tra il lungo Leno e il centro storico del quartiere. Ecco, oggi è certo che invece non sarà così. E quindi si lavora ventre a terra per proporre un'alternativa credibile, sia sul piano scientifico che economico, e immaginare un futuro alla nuova manifattura. La grande scommessa su Rovereto che, dopo essere stata costruita, deve ora essere riempita di contenuti.
Niente più Cibio.
Ma perché Cibio non verrà più a Rovereto, nonostante nell'attuale sede di Povo non abbia spazi sufficienti? Il cambiamento dei piani del direttore Alessandro Quattrone è dovuto per lo più alla nascita, a Trento, della scuola di medicina, dove la didattica dei primi due anni sarà in capo al Cibio. I lavori di ristrutturazione degli interni a Povo e un pressing politico molto forte da parte del neosindaco di Trento Ianeselli per restare, hanno convinto definitivamente Quattrone, che appena un anno fa ripeteva invece che il trasferimento a Rovereto era l'«unica soluzione percorribile». La scelta di restare è piaciuta a larga parte di docenti e ricercatori, ed anche dello stesso rettorato, che sul trasferimento a 20 km a sud non avevano mai espresso grande entusiasmo. «Diciamo che la nascita della scuola di medicina - commenta lo stesso Spinelli - è stata presa come pretesto, visto che di resistenze ce ne erano già prima».
Le conseguenze sulla città .
Al di là del valore di carattere scientifico-accademico, e del prestigio di ospitare uno dei dipartimenti di eccellenza dell'università, per Rovereto e Borgo Sacco in particolare l'arrivo del Cibio rappresentava un'occasione importante per il rilancio. La presenza di ricercatori, docenti e studenti avrebbe ravvivato il sonnacchioso quartiere, creando un indotto economico (ristorazione e servizi) con ricadute anche sul mercato immobiliare e degli affitti. Il nuovo progetto in essere della Provincia potrebbe in qualche modo compensare questa perdita.
L'alternativa .
Su una cosa sembra che Comune e Provincia siano d'accordo: non si può rinunciare a Progetto Manifattura. L'infrastruttura, costata diverse decine di milioni di euro (fondi in gran parte europei) deve trovare la sua strada e riproporre a Sacco il successo dell'altro grande investimento di politica industriale, il polo della meccatronica di via Zeni, dove anche per far spazio alle tante richieste di ingresso da parte delle industrie 4.0 si è archiviato il progetto di portarci le scuole superiori. E proprio di meccatronica la "Be Factory" dovrebbe seguire le orme nel campo dei finanziamenti.

Spinelli parla di «sei-otto milioni di fondi europei» da investire. Per fare cosa? Spinelli: «Per fare laboratori di altissimo livello. Sono ancora convinto che porteremo il meglio della ricerca delle scienze della vita, inclusa quella che viene fatta al Cibio, a Rovereto». Quattrone: «Un'interfaccia per il trasferimento tecnologico dal mondo della ricerca a quello dell'impresa. Un progetto che riguarda tutti i dipartimenti dell'università, con la presenza delle migliori start-up nate da brevetti ed idee sviluppate dall'università. Noi di Cibio ne porteremo cinque. In questo progetto noi forniremo l'expertise, una serie di infrastrutture tecnologiche orientate all'attività industriale». Attività industriale che, oltre alle start-up nate in seno ai laboratori di Povo, dovrebbe essere garantita dalla molte (si spera) aziende del biotech che sceglieranno di trasferire parte e tutta la loro attività a Borgo Sacco.

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