«I bambini all'asilo? Felici di ritrovare i compagni»

Sì, ci sono le mascherine, sì le classi sono piccole, non si va più in sala mensa, il cortile è diviso in zone. Ma ai bambini importa poco: i piccoli che in questa settimana sono tornati alla scuola materna erano soprattutto felici di rivedere i loro compagni, di giocare con qualche bambino, dopo i tre mesi di lockdown, in cui i più sfortunati tra loro sono rimasti in casa soli con i genitori. Un primissimo bilancio di com'è stato il ritorno in classe lo facciamo con Alessandro Laghi, direttore dell'associazione Coesi, che a Rovereto gestisce le scuole d'infanzia di Lizzana, Lizzanella e Marco.
La paura era che la grande attenzione per i protocolli di sicurezza potesse in qualche modo spaventare i bambini.
«I realtà è andato tutto molto bene. Le insegnanti sono state molto brave, al di là dello smarrimento iniziale, a creare nuovamente quella confidenza necessaria. In questi casi è molto importante l'approccio dell'insegnante, se fa percepire al bambino che non ha paura, che la situazione è tranquilla, che il suo corpo non è un corpo pericoloso, allora anche il bambino si tranquillizza. Ma soprattutto, vedendo i primi due giorni, posso dire che i bambini non vedevano l'ora di riincontrare i compagni di giochi».
E li avete visti cambiati? Regressioni o paure?
«È presto per dirlo. Anche se sì, mi aspetto qualche piccola regressione. Non ho trovato invece, per adesso, bambini paurosi o con particolare fobia dei contatti sociali, anche se so che in generale ce ne sono. I bambini hanno vissuto la paura del Covid dei genitori, alcuni psicologi ci dicono che qualche bambino l'ha tradotta in stati d'ansia. Non ne abbiamo trovati. Ma anche in questi casi è molto importante il lavoro che fanno le insegnanti».
E i genitori come hano vissuto il rientro?
«Per loro è stato difficile. Erano abituati a portare i bambini in un intervallo piuttosto ampio, ora devono essere estremamente puntuali. Ma devo dire che la stragrande maggioranza di loro è stata molto responsabile e ha rispettato l'orario».
È una scuola d'infanzia senza contatto fisico. È possibile senza stress?
«Intanto il protocollo in realtà specifica che è impossibile prevedere il distanziamento fisico ad ogni costo, sempre. Si deve agevolare, che è diverso. Ma non si sta a controllarli e sgridarli quando si avvicinano. Si propongono giochi in cui il distanziamento è naturale. Oppure per esempio, quando giocano con i Lego, non si permette loro di usare un unico cestone: giocano insieme, ma prendendo i Lego ognuno dal proprio cestino. Devo dire che per ora abbiamo pochi bambini, quindi riusciamo ad avere 3 insegnanti ogni 10 bambini, quindi è tutto molto gestibile. Certo, per settembre sarà diverso. E poi aiuta molto la stagione, con l'uso del giardino».
Si starà tanto all'aperto.
«Sì, ma il giardino è diviso in zone: ogni gruppo ne ha una. Ecco, quello su cui non si transige è la mancanza di contatti tra i gruppi».
Qualche regola che si è trasformata in opportunità?
«Sì, la mensa. Storicamente le scuole dell'infanzia hanno mense da 100 anche 120 posti. Le nuove scuole hanno sale da pranzo più piccole, ma sono una minoranza. Adesso, dovendo mangiare in sezione, con gruppi contenuti, il clima è più disteso, più umano, meno rumoroso. Possono chiacchierare. Possiamo responsabilizzarli, perché abbiamo cura delle proprie cose, acquisiscono competenze nuove».
Prima faceva riferimento a settembre. Qualche idea di come organizzarsi frequenteranno tutti gli iscritti?
«Diciamo che aspettiamo il protocollo, sperando che arrivi quello definitivo: avere diverse versioni significa rifare il lavoro in continuazione. Piuttosto aspettino una settimana in più, e ci diano le regole definitive».
Entro quando dovrete avere regole chiare per organizzare l'avvio dell'anno, a settembre?
«Direi metà luglio al più tardi: se ci dovessero essere lavori da realizzare, avremmo bisogno di tempo per concretizzarli».

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