Lisandrina, nata in una scatola e sopravvissuta al Covid A 98 anni è guarita da sola

di Nicola Guarnieri

Quando è nata era il 1922, epoca difficile dove la natura non andava certo per il sottile. E infatti la piccola Lisandrina Giordani, bebè prematuro, pareva destinata a non festeggiare nemmeno un compleanno. La neonata, infatti, venne infilata in un’incubatrice improvvisata ed artigianale: una scatola di scarpe piena di ovatta adagiata accanto al focolare e affidata, di fatto, alla divina provvidenza. Che ha risposto: la piccola è sopravvissuta, ha messo al mondo tre figli (Mauro, Eugenio e Renato Versini) e, quasi un secolo dopo, è riuscita a rinascere una seconda volta, sconfiggendo nientemeno che il coronavirus.

Tempra forte, insomma, fisico e carattere forgiati da una vita difficile e una lucidità che non l’ha mai abbandonata. Nemmeno, come detto, quando una devastante patologia del terzo millennio si è portata via migliaia di anziani, cancellando la generazione della memoria. Ma lei è «highlander» e neanche il maledetto Covid-19 è riuscito a scalfirla.
Da qualche anno nonna Sandra alloggia nella casa di riposo Vannetti e, ad aprile, le è stato diagnosticato il coronavirus. Senza perdersi d’animo, la signora Giordani, grazie alle premurose cure del personale della Rsa roveretana, ha superato anche questo.

«Come famiglia vogliamo davvero ringraziare la casa di riposo. - racconta il nipote Nicola Versini - C’è sempre stato un ottimo rapporto con tutti gli operatori della Vannetti. Ci hanno telefonato subito quando le è stato riscontrato il Covid e durante la quarantena ha pure compiuto gli anni, 98, e ci hanno mandato la sua foto con la tortina davanti, davvero molto gentili e attenti».

Una vita particolare, dunque, che agli albori degli anni Venti del secolo scorso sembrava segnata prima ancora di sbocciare. Invece è andata avanti con forza, capace di sconfiggere, alla soglia del primo secolo vissuto da Lisandrina, perfino il Covid-19. Che, per inteso, più che farle male l’ha decisamente fatta arrabbiare.

«Era asintomatica. La sua stanza era al quinto piano dove c’erano stati casi di coronavirus e dove la Vannetti aveva stabilito di trasformarlo in un piano dedicato ai contagiati. E hanno fatto il tampone a tutti gli ospiti del quinto. Sandra è risultata positiva pur non avendo la febbre. E siccome non ha bisogno del bastone, cammina da sola ed è molto attiva non riusciva a capacitarsi del fatto che non potesse uscire, andare giù in mensa sulle sue gambe anziché restarsene rinchiusa in camera. Però non ha mai avuto problemi anche se le hanno fatto altri due tamponi e ovviamente l’hanno messa in quarantena. Che ha passato annoiandosi, non capiva perché dovesse starsene in stanza. Poi, dopo il secondo tampone negativo è stata spostata ed era decisamente contenta».

I figli, durante tutto il periodo, sono stati costantemente aggiornati circa le condizioni della madre ed ora, dopo l’iniziale spavento, ci tengono a ringraziare pubblicamente tutti i dipendenti della Vannetti che, grazie alla tecnologia, hanno permesso di restare vicino alla mamma.

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