Medico runner multata dopo un turno di 12 ore in ospedale

di Chiara Zomer

Aveva lavorato 12 ore in ospedale. Voleva scaricare la tensione, ma ha aspettato che fosse sera tardi, per non incontrare nessuno. E alle 22.30 è uscita per farsi una corsa. I vigili l’hanno fermata a 500 metri da casa: due macchine sono confluite in Lungo Leno destro. L’hanno multata. E le hanno anche fatto la predica su come si propaga il virus. Così è finita la Pasqua per una dottoressa roveretana, in servizio quel giorno in un ospedale trentino, per altro in uno dei reparti in cui si è piuttosto sotto pressione. Ora lei sta valutando, assieme ad un legale, se impugnare la sanzione. Di sicuro lancia un appello: «Ci sono informazioni così confuse, che non so ancora se ho fatto una violazione davvero oppure no. Così non credo che sia giusto».

Lei racconta senza polemica, e pure senza la retorica che accompagna da settimane l’esistenza del personale sanitario. «Io non credo di avere più diritto di altri di andare a correre, sia chiaro. E non credo che siamo eroi: sto facendo il lavoro che ho scelto e che adoro. Punto. Ma ecco, io sono andata a correre perché mi aiuta a restare centrata, a mantenere un equilibrio. D’altronde questo fa lo sport, permette di mantenere la salute, anche dal punto di vista psicologico».

Lei è una runner, popolo diventato ormai il capro espiatorio di ogni frustrazione da balcone. Di solito andava a correre anche piuttosto lontana da casa. Con l’emergenza Covid ha come tutti cambiato abitudini: «Sono sempre rimasta vicina a casa e soprattutto sono andata scegliendo con attenzione l’ora. Il giorno dopo ero di riposo, avrei potuto rinviare. Ma a Pasquetta avrei rischiato di incontrare più persone. Quindi benché stanca sono andata a correre la sera tardi. Non ho incontrato nessuno. Era una corsetta distensiva, per aiutarmi a mantenere un equilibrio. L’ho detto agli agenti, mi hanno detto che anche loro erano stressati e che io non avevo più diritto di altri. E sono d’accordo. Penso che tutti dovrebbero poter fare un minimo di attività sportiva, proprio per mantenere l’equilibrio mentale, in una situazione difficile per tutti. Tutti abbiamo motivi validi per concederci 20 minuti di stacco, con buon senso».

Ma è arrivata una multa che lei proprio non riesce a mandar giù: «Anche perché la violazione che ho commesso, in alcune regioni non è una violazione. Ancora adesso non lo so se ho fatto un’infrazione e dove è scritto chiaramente. Ecco perché sto pensando di impugnare la multa. Non è per i 280 euro, fortunatamente posso pagare, ma preferirei di gran lunga darli in beneficenza alla protezione civile: per loro sono pronta a pagare anche i 400 euro di sanzione completa».

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