Mattia, 29 anni, ricoverato a Rovereto lavorava sulle piste da sci a Canazei: "Come se avessi piombo nei polmoni"

di Chiara Zomer

Mattia De Angelis è romano, ha 29 anni e in questi giorni parla con un po’ d’affanno. «Ma adesso sto meglio» dice, mentre è ricoverato al Santa Maria del Carmine, facendo capire che solo qualche giorno fa le sue condizioni erano decisamente peggiori. Parla perché «ho visto su Instagram che è pieno di gente in giro. E voglio dire a tutti: anch’io mi credevo invincibile.
E invece sono qui, a 29 anni. State a casa».

Tutto è cominciato quel famoso week end da tutto esaurito sulle piste di sci. Perché Mattia era in Trentino per fare la stagione: «Lavoravo a Canazei, noleggio sci. Quel fine settimana c’era tanta gente, già si parlava di chiusure. Poi hanno chiuso tutto».
Forse troppo tardi.

Lui è rimasto a casa, nell’appartamento che condivideva con altri ragazzi, pure loro impegnati nella stagione. «Per due giorni sono stato bene. Il terzo giorno, all’improvviso, malissimo». Perché il Covid 19 pare sia così: peggioramenti repentini. «Ho avuto subito febbre, mal di gola, mal di testa e dolori al petto. Respiravo male. Ero seguito dalla guardia medica, ma i sintomi erano quelli del Coronavirus. Non riuscivo più a respirare bene, fare una rampa di scale per andare in camera era uno sforzo, la facevo in affanno. Poi una sera stavo mangiando, non riuscivo a fare nemmeno quello. Non lo so spiegare, era come se avessi polvere o piombo addosso, nei polmoni. Ho chiamato l’ambulanza».

È stato il momento più brutto: «Sono entrati con le tutone bianche, e lì ho avuto la percezione di quanto fosse grave la situazione. Loro sono stati carini, hanno cercato di tranquillizarmi, ma è stato davvero brutto. È stata davvero una brutta esperienza. Da lì mi hanno portato all’ospedale di Cavalese, dove ho fatto il tampone che è risultato positivo, e da lì all’ospedale di Rovereto, dove sono ora».
I suoi compagni d’appartamento sono in quarantena, monitorati dall’azienda sanitaria. Lui è in reparto malattie infettive. E pur nella tranquillità della cameretta, che condivide con un unica persona, riesce a capire il vortice che gli gira attorno: «Qui sono tutti davvero molto gentili, me si vede che l’ospedale è pieno di pazienti, sono sempre di corsa. Pur in questa grandissima confusione, c’è una grande organizzazione.
I medici sono bravissimi, gli infermieri pure. Ma ho proprio l’impressione che il reparto sia pieno di gente».

Lui ora sta meglio, migliora, sono tutti ottimisti. Ma lui vuol mandare un messaggio a chi sta fuori: «La gente deve imparare a stare a casa. Io davvero, nei giorni scorsi ho visto su Instagram che anche dalle mie parti le persone stanno prendendo sottogamba questo virus. Vedo che c’è gente che fa la corsa al parco, ci sono ancora assembramenti. Ma il pericolo c’è. Io non sono certamente anziano, e anche io mi sentivo invulnerabile. Eppure mi sono ammalato e sono venuti a prendermi con le tutone bianche. Quindi per favore, lo dico a tutti, restate a casa».

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