Manager guarito dal Covid-19 ora riesce a respirare da solo: «Curato con i pasticconi retrovirali»

di Nicola Guarnieri

«Il peggio è passato, non ho più febbre e da un’ora respiro da solo». Il manager roveretano di 59 anni - primo contagiato da coronavirus della città - è ancora ricoverato in isolamento all’ospedale Santa Chiara di Trento ma, di fatto, si può considerare guarito.

Il fisico robusto, l’assenza di altre patologie e la professionalità del personale sanitario trentino hanno arginato il fenomeno e atteso il decorso della malattia continuando a monitorare il paziente e sottoponendolo a svariati esami.

L’incubo è alle spalle?

«Penso proprio di sì, fortunatamente sta passando. L’unico problema, ovviamente, è legato alla polmonite, alla respirazione e al continuo controllo del sangue per fugare ogni dubbio».

Adesso, però, respira autonomamente?

«Sì, ma solo da un’ora (da ieri pomeriggio, ndr) sono senza ossigeno indotto e respiro da solo».

Presenta anche altri sintomi?

«No, la febbre non c’è più da tempo e tra tre giorni mi fanno uscire dall’ospedale se, dopo l’ultimo tampone, risulterò negativo».

Come sarà il ritorno a casa? Da uomo, diciamo così, libero?

«No, affatto. Quando tornerò a Rovereto dovrò stare in isolamento nella mia camera, da solo, per qualche giorno e poi si seguirà il decorso normale della polmonite».

Come è stato curato all’ospedale?

«Hanno impiegato farmaci retrovirali, che sono delle pastiglione enormi e che fanno paura solo a guardarle ma evidentemente sono efficaci. Poi hanno tenuto monitorato il torace e gli esami del sangue».

Quando è risultato positivo sarà scattata una procedura d’urgenza per la sua famiglia. Ci sono contagiati o sono finiti in quarantena?

«No, niente di tutto questo. Hanno controllato i miei familiari ma stavano bene, senza sintomi e tutt’ora sono a posto. Il problema, invece, c’è stato al lavoro».

È stato chiuso l’ufficio?

«Di fatto è stato messo in quarantena da subito. Lavoro con altre sette persone che sono state controllate ma l’azienda è rimasta chiusa. Adesso tutto è ripartito ma i miei collaboratori si sono organizzati con lo smart working e lavorano da casa».
Il primo roveretano colpito da coronavirus, come avevamo raccontato una decina di giorni fa, è un uomo di 59 anni che, dopo l’esito positivo al Covid-19 rilevato dal tampone, è stato ricoverato in isolamento nel reparto infettivi del Santa Chiara.

Il contagio è avvenuto il 20 febbraio a Milano ma è stato accertato solo diversi giorni dopo.

«A Milano ci vado spesso per lavoro ma in quel periodo sono stato ben lontano dalla zona rossa. Il posto più affollato in cui sono stato è piazza Duomo ma in febbraio non c’erano ancora chiusure».

Anche perché sono passati venti giorni prima che si manifestasse il contagio.

«Già, mi sono ammalato e sono andato all’ospedale quando ho scoperto di avere la polmonite. Ma il protocollo che impone il tampone a tutti i malati non era ancora attivo e quindi sono tornato a casa. Quando mi sono sentito peggio (il 5 marzo) sono corso al pronto soccorso dove il tampone ha confermato la positività al coronavirus. Ora mi sento meglio e tra tre giorni tornerò a casa. Starò chiuso dentro da solo per un po’ ma poi sarà tutto a posto».

E pensare che, quando è stata riscontrata la positività,lei era decisamente incredulo.

«È strano perché non sono mai stato in ambienti ritenuti ad alto rischio. Mi pare di capire che chiunque possa prendersi il coronavirus, è terribile».

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