Il ricorso si perde al ministero Docente in attesa da tre anni

di Nicola Guarnieri

Da tre anni aspetta di insegnare all’Itt Marconi di Sant’Ilario ma il suo ricorso - dopo l’esclusione dalle graduatorie decisa dalla scuola - si è perso tra la miriade di scartoffie del Ministero della pubblica istruzione a Roma. Un ginepraio che nemmeno il consiglio di Stato è riuscito a penetrare visto che ha dovuto allargare le braccia e congelare la questione in attesa di risposte dal Miur che non arrivano.

La lentezza burocratica, insomma, blocca anche il sogno di insegnare di un docente. Che, per altro, contesta all’istituto roveretano di non aver preso in considerazione la laurea honoris causa in giurisprudenza conseguita negli Stati Uniti. Il suo impuntarsi, però, non ha prodotto effetti tant’è il docente (G. R.) ancora attende di conoscere l’esito della procedura e, di conseguenza, se potrà ambire alla cattedra del Marconi.

Come detto tutto risale al 2017. Il professore, dopo aver presentato regolare domanda, era stato escluso per carenza di titoli dalle graduatorie dei docenti per l’Istituto tecnico tecnologico Marconi di Sant’Ilario. In particolare, era interessato ad insegnare alle classi di scienze economico-aziendali e scienze giuridico-economiche. Quel diniego a varcare la soglia dei cancelli della prestigiosa scuola roveretana in veste di «prof» non gli è andato affatto giù. Tant’è che ha preso carta e penna ed ha impugnato la mancata inclusione nel corpo docenti proponendo un ricorso straordinario al presidente della Repubblica. E negli atti, come detto, si è lamentato in particolare del mancato riconoscimento della laurea honoris causa in giurisprudenza che negli Usa gli aveva giustamente prodotto un sussulto di orgoglio personale e perfino, perché no, patrio.

Il Ministero dell’istruzione, già un mese dopo il reclamo (siamo ad ottobre 2017), ha trasmesso la relazione istruttoria eccependo, in via pregiudiziale, l’inammissibilità del ricorso per mancata notifica ad almeno un controinteressato (istituto superiore o Provincia poco importa) e concludendo quindi per l’infondatezza della richiesta.

Il caso, a quel punto, è finito davanti al consiglio di Stato dove è stato girato dallo staff del capo dello Stato Sergio Mattarella. E i giudici amministrativi di secondo grado, come prevede la prassi, hanno invitato il Miur «a riferire con la massima sollecitudine» sospendendo di conseguenza ogni ulteriore pronuncia anche in ordina all’istanza di sospensione cautelare.
Il ministero, però, da allora non si è più fatto sentire: silenzio totale.

E quindi? Quindi i magistrati di palazzo Spada in Roma hanno stoppato tutto: «Perdurando ai fini della definitiva espressione del parere l’esigenza di ricevere la prescritta relazione ministeriale richiesta, il collegio non può esimersi dal rinnovare l’invito all’amministrazione a provvedere con la massima sollecitudine nel senso già disposto, riferendo se sia stato dato accesso alla parte ricorrente alla propria relazione istruttoria e l’eventuale seguito».

La decisione del consiglio di Stato, dunque, è stata per forza di cose sospesa ma si è provveduto a rinnovare «l’invito al Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca a provvedere con la massima sollecitudine nei termini di cui in motivazione».
Insomma, tutto fermo per chissà quanto altro tempo visto che, in questo periodo, il Miur ha altro a cui pensare. E pazienza se, dopo tre anni, ancora non si sa niente.

In fin dei conti il docente in questione, forte della sua laurea honoris causa in giurisprudenza a stelle e strisce, chiedeva di insegnare all’Itt Marconi nel triennio 2017-2020. Ma chi l’ha dura la vince, recita il proverbio.
E dunque avanti con la causa, a questo punto per puntiglio.

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