Disse "Salvini è un mascalzone" Mirandola assolto dal giudice per le frasi in consiglio comunale

Paolo Mirandola ha vinto la sua prima battaglia (legale) con Matteo Salvini: ieri il giudice di pace ha assolto l’ex consigliere comunale del Pd per le parole - forti, quello è sicuro - pronunciate in aula consigliare a Rovereto. Quel «Salvini in galera» non era diffamatorio. E neanche la frase «un delinquente abituale per tendenza, un mascalzone». O per lo meno non era diffamatorio nel contesto - acceso e forse ritenuto pure provocatorio - del consiglio comunale di quella sera (13 marzo 2015).

Forse è questo il ragionamento, dal punto di vista giuridico, che ha mosso la decisione del giudice di pace Paola Facchini. Ma nell’attesa di capire cosa abbia convinto il giudice (le motivazioni saranno depositate entro 15 giorni), Mirandola, assistito in aula dagli avvocati Mauro Bondi e Gianni Lanzinger, si gode una vittoria forse inattesa. E il leader della Lega è costretto ad incassare con amarezza facilmente comprensibile. E chiarita dalle parole, durissime, del suo legale: «La pronuncia confonde il piano della politica con quello del diritto, facendo cadere per Salvini la difesa all’onorabilità personale. - osserva l’avvocato Claudia Eccher - Salvini ha meno diritti degli altri. Gli insulti, se diretti a Salvini, per il giudice di pace di Rovereto non sono reato: così si legittima la violenza, verbale e non solo».
Pressoché scontata la richiesta di appello.

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