Elena Perini sul set di "Don Matteo" «Così vivo dietro le quinte»

di Denise Rocca

Elisa Perini, di Mori, ha 26 anni, alle spalle il liceo classico, una triennale alla Cattolica di Milano in Scienze linguistiche, un master in sceneggiatura e produzione, uno stage sul set della fiction “Che Dio ci aiuti” con Elena Sofia Ricci e vive a Roma.

Oggi lavora sul set di Don Matteo, fiction da oltre sei milioni di spettatori, giunta alla dodicesima stagione. Proprio in quest’ultima stagione che ha concluso le riprese martedì scorso, Elisa è stata impegnata come assistente alla regia.

Un’assistente alla regia, cosa fa?

Mi occupo del set e degli attori: faccio in modo che le indicazioni del regista vengano realizzate in modo che le scene siano girate nel minor tempo e nel miglior modo possibile. Significa che arrivo la mattina presto con gli attori della prima scena e seguo la loro preparazione, ovvero controllo che arrivino per tempo ai camerini, passino da trucco e costumi nei tempi prestabiliti, che è molto importante rispettare. Dopodiché una volta pronti li accompagno sul set e da lì inizia la giornata per tutta la troupe. A fine giornata invio gli stralci delle scene che gli attori dovranno studiare e convoco gli attori per il giorno dopo.

L’amore per il cinema quando è sbocciato?

Fin da quando ero molto piccola. Ho sempre desiderato fare l’accademia di cinema a Roma, poi ho scelto un percorso diverso ma che andava in questa direzione.



Come sei arrivata a Don Matteo?

Alla fine di uno stage che avevo fatto sul set della fiction “Che Dio ci aiuti”: la casa di produzione è la stessa e dopo lo stage mi hanno confermato. Così è arrivato “Don Matteo”. Non avevo mai approfondito la visione, ma quando mi è stato proposto il lavoro mi sono resa conto dell’importanza che ha. Il lavoro è molto impegnativo, per le scene girate in esterne, i trasferimenti su set diversi. Dal punto di vista lavorativo e anche caratteriale fa crescere tanto. Mi sono trovata subito bene con la troupe.

E gli attori? Spesso le cronache li descrivono capricciosi o inarrivabili, com’è la tua esperienza?

Gli attori di don Matteo sono molto professionali, per nulla viziati e molto carini, soprattutto perché hanno come punto di riferimento Terence Hill: è una persona molto gentile, alla mano, davvero squisita e di grande professionalità. Credo che il suo atteggiamento abbia dato un po’ la linea a tutto il cast: non ci sono ritardi, perdite di tempo, richieste impossibili. Nulla di tutto questo. Poi c’è Nino Frassica che è molto simpatico: il maresciallo Cecchini gli assomiglia tanto perché molte scene e battute Frassica le modifica a suo piacimento. C’è tanto di lui nel personaggio che interpreta.

Cosa ti piace tanto del tuo lavoro?

Sicuramente il fatto di avere un rapporto con tutti i reparti. Dal costume, alla fotografia, al trucco, come assistente regista li vedo tutti e si capisce davvero quanto impegno ci sia dietro la realizzazione di un progetto audiovisivo. E tutto questo impegno messo da ogni membro della troupe riesce a dare un risultato straordinario. Quando si guarda la televisione senza sapere tutto quello che c’è dietro si può avere l’impressione che non sia una cosa particolarmente difficile, o seria dal punto di vista artistico. Invece una volta dietro le quinte si capisce che non è affatto così e per le l’apporto artistico dietro ad progetto è la cosa più affascinante.

E la parte più complessa?

Gli orari di lavorazione cambiano di giorno in giorno, in base a ciò che viene richiesto dal copione. Se si inizia a girare alle 8.30 i primi attori devono arrivare almeno un’ora o un’ora e mezza prima. Sul set bisogna sempre essere a mille, concentrati. I ritmi, specialmente in un ruolo come il mio che deve aiutare a tenere i tempi, sono importantissimi. Poi c’è da curare il rapporto con gli attori e gli altri membri della troupe: serve essere sempre tranquilli, non farsi prendere dall’ansia, essere diplomatici soprattutto con gli attori importanti che hanno lo spazio anche di apportare modifiche alla sceneggiatura, ed è anche sui loro ritmi che un po’ ci si concentra cercando di fare anche delle mediazioni.

Cosa sogni per il tuo futuro?

Essere sul set di Don Matteo è stata un’occasione molto importante, di crescita professionale anche per la complessità della fiction, sicuramente è un biglietto da visita non indifferente. La mia aspirazione è quella di diventare regista, un giorno. Per ora vivo a Roma: quando mi sono trasferita la mia famiglia era un po’ preoccupata, il salto da Mori alla capitale è importante, ma poi i miei genitori hanno capito che il cinema si fa qui in Italia. Il mio sogno è sempre stato quello di andare a Los Angeles a lavorare.

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