Rovereto capitale della spesa low cost

di Nicola Guarnieri

La fiera del discount, adesso, è al completo. Anche nel rione Nord sta per aprire i battenti un supermercato a prezzi modici, l’ennesimo, che battezzerà definitivamente Rovereto come la città della spesa «low cost».

La tendenza, d’altro canto, è questa e il 30 gennaio, con le porte spalancate al nuovo Aldi di via Brennero a Sant’Ilario, aumenterà il record già raggiunto di spazi a disposizione per gli acquisti con la sporta.

La capitale trentina della cultura e dell’industria, dunque, si è definitivamente trasformata in quella della tavola. E non certo per l’incremento dei ristoranti (che pure va registrato, ci mancherebbe altro) e quindi per il piacere di mangiare fuori ma per il numero di supermarket che hanno aperto nei vari quartieri. Le piccole botteghe di vicinato, dal pane e latte al fruttivendolo, sembrano irrimediabilmente consegnate alla storia, fagocitate dall’arrivo delle grandi catene di prodotti alimentari da banco che hanno trovato a Rovereto la Mecca dello shopping un tempo regno delle massaie.

A fine mese, come detto, sarà inaugurato il secondo Aldi dopo quello di via del Garda. Un taglio del nastro che segue quello di Md a fine novembre nell’ex Marangoni Meccanica di Lizzanella.
Quel punto vendita, però, si inserisce in un’area che concentra tanti ipermercati. E che ha cambiato volto allo stradone delle fabbriche diventato ormai quello degli acquisti. Mancava qualcosa a Nord e con l’arrivo di Aldi il percorso è ormai completo.

I numeri, in tal senso, fotografano una realtà impensabile fino a poco tempo fa: Rovereto è infatti la città più commerciale d’Italia con una superficie destinata alla vendita al dettaglio che supera i 125 mila metri quadrati. Vuol dire che ogni residente ha a disposizione 3,3 metri per spendere. Un record, appunto, che evidentemente ha un senso di esistere visto che i discount sono spuntati come funghi. Con il risultato positivo di portare nuovi posti di lavoro (stiamo parlando di circa 600 addetti) ma che allarma chi vorrebbe un’urbe d’alto bordo, con le «griffe» della moda e dell’alimentazione a far brillare vetrine e dare lustro all’Atene del Trentino.

Ma l’economia per lo più legato al settore manifatturiero, da queste parti, ha subito un contraccolpo non indifferente ed è impensabile una ripresa rapida. Soprattutto nel piccolo commercio che sta perdendo i pezzi, con chiusure dolorose e luci spente sulle strade. Anche di supermercati storici come il Superstore al Millennium center (diventato ora Interspar) e il Poli di via Bezzi. Addii che sono stati «tamponati» da una dozzina di nuovi iperstore a buon mercato, il segnale della ridotta capacità di spesa dei roveretani.

Al di là del settore alimentare, però, la crisi morde soprattutto gli altri negozianti: uno su sei, in centro storico, ha abbandonato e altre 85 botteghe sono sul mercato degli affitti, spesso insostenibili.
La ripresa, insomma, è attesa come il Messia e con i numeri che fanno paura: 100 negozi spenti su 640 locali al piano terra, vie storiche di pregio vocate al commercio ma «periferiche» e dunque non battute, altri esercizi vuoti perché di dimensioni ridotte.

Certo, parte della colpa la si può dare alla crisi economica, all’e-commerce ma c’è soprattutto il macigno dell’affitto, con richieste eccessive da parte dei proprietari che scoraggiano nuovi imprenditori. E non si affacciano al Leno nemmeno le grandi firme, le catene nazionali e internazionali che aiutare a rendere attrattiva una città.

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