Troppo traffico in città la giunta comunale pensa alla soluzione monopattino

di Nicola Guarnieri - NO

Il monopattino elettrico è stato sdoganato grazie ad un emendamento alla legge finanziaria e il Comune di Rovereto è pronto, primo in Italia, a sfruttare l’occasione per alleggerire il traffico. Come? Infilando il piccolo veicolo da diporto nella filiera della mobilità sostenibile, quella che in città consente di lasciare ferme le macchine evitando ingorghi nella circolazione, problemi di parcheggio ma soprattutto tutelando l’ambiente. Grazie ai nuovi accorgimenti normativi, infatti, il monopattino sta per diventare «microsharing», messo a disposizione gratuitamente di tutti e da prendere e riconsegnare in varie parti dell’urbe. Un modo per spostarsi velocemente e senza inquinare e, ovviamente, senza ingolfare il capoluogo lagarino. Gli itinerari, d’altro canto, sono soprattutto quelli dalla periferia verso il centro, dai quartieri esterni a luoghi «sensibili» come l’ospedale o la stazione ferroviaria.

«Ci stiamo ragionando. - conferma l’assessore alla mobilità Carlo Plotegher - L’occasione è ghiotta perché ci sono in commercio modelli già dotati di App e software in grado di scongiurare i furti».
La distinzione tra monopattini e, per esempio, segway ha risolto il problema iniziale. Che prevedeva di individuare aree e tracciati e dotarli di segnaletica e ordinanze. Adesso, invece, il monopattino è equiparato ad una bicicletta e come tale deve comportarsi. E palazzo Pretorio, come detto, in più aggiunge l’emulazione del «carsharing», pensando ad un parco monopattini elettrici da mettere a disposizione dei cittadini per spostarsi liberamente da un luogo all’altro.

«La novità riguarda il limitatore di velocità a 20 chilometri orari. Ora possono essere omologati alle bici e viaggiare su piste ciclabili, dove ci sono, o sulle strade dove possono andare le bici. L’unico accorgimento è che mezz’ora prima e dopo il tramonto si deve indossare un gilet rifrangente per essere visibili».
Il veicolo, poi, sarà regolato da apposite App. «Ci sono già e servono per evitare i furti. Nel microsharing, al quale stiamo pensando, ognuno può prendere il monopattino ma non può portarselo a casa perché suona. E grazie ad un’altra App si può controllare dov’è in ogni momento».
Insomma, la mobilità sostenibile e condivisa sta per abbattere un’altra frontiera. E, tra l’altro, per chi non ha fretta c’è pure il monopattino da marciapiede. «Diciamo innanzitutto che grazie ai chip si evita il furto e quindi in un programma di sharing si può inserire tranquillamente il monopattino, ma va sottolineato che esistono anche modelli con limitatori a 6 chilometri orari che si possono usare sui marciapiedi. E grazie ad appositi dispositivi per smartphone si possono prendere lungo la strada e lasciarsi altrove».

Cosa cambia rispetto alla prima regolarizzazione di questi particolari mezzi di trasporto? «Prima si impegnavano i Comuni a individuare percorsi ad hoc e varie tipologie di micromobilità. Per un’amministrazione, però, è difficile definire spazi e aree dedicate come, ad esempio, da viale Vittoria verso la stazione dei treni. Perché l’obbligo era di posizionare cartelli e partire con la sperimentazione adottando anche apposite ordinanze. In pratica si dovevano individuare dei percorsi, renderli visibili, e per due anni provare a vedere come sarebbe andata prima di cedere dati e relazione al ministero».

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